Tesi Unife sulla letteratura occitanica vince il premio internazionale Pèire Bec 2021.
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Comunicato stampa Università degli studi di Ferrara.
Tesi Unife sulla letteratura occitanica vince il premio internazionale Pèire Bec 2021.
Il lavoro della Dottoressa Costanza Amato è nato all’Università di Ferrara, sede del primo insegnamento in Italia in questo ambito:
Nasce dal primo insegnamento in Italia di letteratura occitanica contemporanea, avviato anni fa all’Università di Ferrara in seno alla cattedra di Filologia romanza della Professoressa Monica Longobardi, la tesi magistrale vincitrice del Prix Pèire Bec 2021, assegnato dalla Association Internationale d’Études Occitanes.
Ad aggiudicarsi il riconoscimento è stata la Dottoressa Costanza Amato, con la tesi di ricerca “Marcelle Delpastre, Bestiari Lemosin. Nature et vie paysanne par la voix des animaux”, co-diretta dalle Professoresse Monica Longobardi e Joëlle Ginestet della Université Toulouse II Jean Jaurès.
“Marcela Delpastre (1925-1998) era una poetessa, scrittrice ed etnologa ed è la figura femminile più grande della letteratura occitanica del XX secolo – spiega la Dottoressa Amato – Una delle voci femminili ancora troppo rare ed espressione di una lingua minoritaria a rischio di sparizione. Era una pastora ed allevatrice nella tenuta limosina dei suoi avi, la vestale più fedele dei saperi della sua comunità rurale, insidiati dall’industrializzazione e dal francese, lingua ufficiale, nemica storica delle diversità regionali”.
Non da tutti conosciuta, la storia dell’Occitania e della sua lingua minoritaria nobile e ricca di tradizioni, merita di essere protetta.
“L’Occitania – spiega la Professoressa Longobardi – è una sorta di continente sommerso che comprende quanto oggi corrisponde a gran parte della Francia Centro-Meridionale, includendo alcune zone limitrofe dell’Italia (basti pensare alle Valli Occitane della zona sud-occidentale del Piemonte) e della Spagna, a ridosso dei Pirenei, nella Val d’Aran, in Catalogna. Nel Medioevo lingua d’elezione della lirica europea ma, dalla crociata contro gli Albigesi, nel primo quarto del XIII secolo, assoggettata progressivamente alla corona di Francia, finché la sua lingua, nel XVI secolo, fu con un’ordinanza declassata a patois, un idioma locale minoritario. Ma la voce della letteratura dei vinti non si è mai spenta e, ancora oggi, in occitano si scrive poesia, teatro, racconti, romanzi di grande bellezza, un tesoro ignoto ai più, una terra incognita a due passi dall’Italia”.
Proprio per dare voce alle tradizioni e alla storia della lingua e della letteratura occitanica è nato a Unife un insegnamento che pone le minoranze romanze e l’occitano in specie al centro dell’interesse della comunità scientifica.
“Ho voluto fermamente aprire a Ferrara questo insegnamento pionieristico, che oggi si chiama “Il medioevo romanzo nella letteratura contemporanea”, in seno a una Filologia Romanza che in Italia si ostina a limitarsi al medioevo. E vi ho incluso le letterature di altre minoranze romanze: la friulana (si pensi a Pasolini, con le sue Poesie a Casarsa, ma anche oggi a Ida Vallerugo, a Pierluigi Cappello) e la produzione dei poeti delle nostre Vallate occitane, Antonio Bodrero e Claudio Salvagno. Studentesse e studenti sono stati affascinati da questa letteratura, in gran parte sconosciuta, almeno l’occitana, che mette al centro la Natura, e in pochi anni si sono moltiplicate le tesi, molte di esse già pubblicate su siti prestigiosi (occitanica.eu) e Associazioni culturali tra le prime in Italia (Chambradoc), sino a questo riconoscimento internazionale assegnato a Costanza Amato”.
“La tesi di Costanza Amato, non è solo un lavoro di valorizzazione e conservazione di un patrimonio messo in pericolo dalla globalizzazione; intercetta pure nell’ecocritica, così all’avanguardia negli studi mondiali, l’ottica migliore per indagare gran parte della letteratura occitanica, che è a spiccata vocazione naturalistica. E, se fosse conosciuta, tale letteratura di una cultura oggi minorizzata potrebbe aspirare ad occupare la vetta nella compagine delle culture egemoni (l’anglo-americana in specie), che detengono la leadership in questo genere di studi legati ad una nuova centralità dell’ambiente. Questo riconoscimento internazionale non fa che incoraggiare chi, come noi, sceglie di regalare vita e ricerca alle culture dei vinti, opponendoci al silenzio assordante in cui si chiudono ogni giorno tante lingue e tante letterature nel mondo”, conclude la Professoressa Longobardi.
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