TERZO TEMPO
Le vite di Paul Canoville, primo giocatore nero del Chelsea
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È la sera del 12 aprile 1982, e il giovanissimo Paul Canoville non vede l’ora che il suo esordio tra i professionisti finisca. L’ala originaria di Southall non ha paura di commettere qualche errore o di non essere all’altezza del derby londinese contro il Crystal Palace: è il primo giocatore nero a vestire la maglia del Chelsea, e al suo ingresso in campo è stato accolto da entrambe le tifoserie con insulti e cori razzisti.
Canoville ha preso il posto di Clive Walker – autore del gol decisivo di quel derby, nonché idolo della tifoseria del Chelsea – e già dai primi passi sul prato di Selhurst Park è stato pervaso da un’angoscia apparentemente insormontabile, alla quale purtroppo dovrà abituarsi negli anni a venire. Insomma, quei pochi minuti diventano l’ennesimo ostacolo di una vita già complicata: del resto, a soli vent’anni Paul Canoville ha già vissuto un’infanzia instabile – i suoi genitori si sono separati poco dopo la sua nascita – e un’adolescenza a dir poco alienante, durante la quale si è ritrovato più volte a dormire in strada.
Come se non bastasse, una scivolata dell’attaccante del Sunderland Dave Swindlehurst gli causerà, nell’autunno del 1986, un po’ di problemi al ginocchio destro: dislocazione della rotula, lesione della cartilagine e rottura del legamento crociato anteriore. Un anno più tardi, gli strascichi di quell’intervento lo costringeranno addirittura a ritirarsi dal calcio professionistico.
Il periodo susseguente al ritiro sarà altrettanto problematico: nel 1991 diventa dipendente dal crack, e ciò porrà fine anzitempo alla sua breve carriera da DJ; nel 1996 e nel 2004 intraprende un percorso di disintossicazione in cliniche specializzate, e in entrambi i casi gli verrà diagnosticato un tumore del sistema linfatico, ossia un linfoma non Hodgkin. Una volta guarito, Paul Canoville darà una svolta alla sua vita a partire dal 2005.
Infatti, da circa sedici anni l’ex giocatore inglese mette a disposizione degli altri, e soprattutto dei più giovani, le sue esperienze: mentre la Paul Canoville Foundation intende aiutare gli adolescenti e i bambini in difficoltà con degli incontri motivazionali, lo stesso Canoville è solito supportare i centri di accoglienza per senzatetto di Londra, com’è accaduto in occasione delle prime due edizioni dell’evento benefico Stamford Bridge Sleep Out, organizzato in collaborazione col Chelsea [Qui].
Nella sua autobiografia del 2008 Paul Canoville dice che le suddette avversità lo hanno reso più fragile, ma anche più consapevole delle sue emozioni. Tuttavia, vuoi per la giovane età o per l’importanza dell’esordio, quei pochi minuti sul prato di Selhurst Park lo hanno scosso più di ogni altra esperienza, al punto che l’ex centrocampista del Chelsea ha cercato, invano, di rimuoverli. Il fatto che non ci sia riuscito è, nel bene e nel male, una fotografia della condizione umana: il passato si può nascondere, ma non dimenticare.
“Quando mi guardo indietro, una parte di me vorrebbe dimenticare quei primi giorni al Chelsea, ma non ci riesco. Le mie esperienze mi hanno condizionato, mi hanno cambiato, e ci ripenso ogni giorno. Ci sono domande che non trovano mai risposte nella mia testa. Perché è successo a me? Perché ho reagito in quel modo? Ci sono stati degli insegnamenti che non ho colto lungo il percorso? Perché ho fatto sempre la scelta sbagliata? Dimenticare non è un’opzione.”
Cover: foto di Chelsea FC
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Paolo Moneti
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