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Maria Donnoli – responsabile Ufficio Stampa Teatro Nucleo

Un sentiero lungo 40 anni di teatro per gli spazi aperti, iniziato nel 1980 con Luci e attraversato dal 1990 dalla figura di Don Chisciotte. La sua statua che entra in vita è la chiave drammaturgica di Quijote!, spettacolo di piazza che Teatro Nucleo mise per la prima volta in scena nel 1990, trent’anni fa, e il cui portato confluisce oggi nel convegno internazionale Le Magnifiche Utopie organizzato a Ferrara sabato 19 settembre 2020, parte del Festival Totem Scene Urbane.

Lo spazio è quello della vita quotidiana, gli spettatori sono un gruppo eterogeneo di non-spettatori, in cui l’esperienza dello spettacolo risveglia un potenziale, un desiderio di poesia, la facoltà di immaginare, il bisogno di creatività e utopia. L’obiettivo è portare il teatro dove è necessario, anche perché possa ritrovare la sua funzione originaria e nuova linfa. Il teatro negli spazi aperti di Horacio Czertok e Cora Herrendorf, rispettivamente drammaturgo e regista di Quijote!, è un’operazione di giustizia elementare.

L’adattamento per spazi aperti del Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes, uno dei capolavori di maggior successo della Compagnia fondata a Ferrara nel 1978. Realizzato in co-produzione con il Theater-am-Turm di Francoforte, Quijote! ha avuto oltre 400 repliche in tre continenti, partecipato a decine di festival internazionali, vinto premi come il Premio della Critica 2002 al Festival Cervantino di Guanajuato, in Messico, ha attraversato borghi e periferie senza teatro. Ancora oggi il Don Chisciotte di Teatro Nucleo continua il suo percorso con Contra Gigantes, monodramma a più voci di e con Horacio Czertok, estratto da Quijote!.

“Un montaggio d’attrazioni, un’allegria sulle macerie” – come lo ha definito Ferdinando Taviani in Il teatro è l’arte di lottare pubblicato sul numero 10 della rivista L’indice (2000) – capace di suscitare l’immediata ed entusiasta adesione dei non spettatori-resi spettatori alla chiamata del teatro negli spazi aperti, in qualsiasi piazza attraversata, che diventa luogo fantastico e della fantasia, in cui i dati forniti dall’immaginazione sostituiscono quelli dell’abitudine. L’adattamento di Quijote! è stato pensato per permettere agli spettatori di qualsiasi città del mondo di proiettare il proprio Chisciotte su quello dello spettacolo, rispettandone la vocazione di personaggio universale. «Con questo spettacolo superammo la dicotomia tra la sala teatrale e la strada, imparammo che si potevano creare spettacoli per gli spazi aperti con la densità, la profondità, i contenuti, la poesia possibili nelle sale chiuse», ricordano i co-fondatori di Teatro Nucleo, il cui teatro si è sempre occupato di utopisti e sognatori, «in quanto le utopie riflettono l’attenzione posta sull’umanità sofferente e tuttavia capace di sognare e di lottare per organizzare la propria vita in relazione a grandi sogni a occhi aperti».

Con Quijote! nacque anche la trilogia delle “magnifiche utopie”: Chisciotte rappresentava l’utopia di una civiltà votata alla Poesia, Francesco l’utopia di una società consacrata alla fratellanza, Mascarò l’utopia di un’umanità libera e giusta. Un percorso che – lungo questa strada – è proseguito per quarant’anni e che il 19 settembre 2020 confluirà nel convegno internazionale Le Magnifiche Utopie 2020 – La scena del teatro per gli spazi aperti nell’era post Covid-19, situato all’interno del Festival Totem Scene Urbane che Teatro Nucleo organizza ponendo in relazione la periferia di Pontelagoscuro e il centro della città estense. Un’apertura alla riflessione su base nazionale e internazionale, resa ancora più necessaria dalle contingenze storiche della pandemia, che spingono a interrogarsi sul futuro del teatro. Domanda a cui il teatro per gli spazi aperti, oggi più che mai, propone risposte forti e concrete.

Per informazioni su Teatro Nucleo: http://www.teatronucleo.org/
Per informazioni su Totem Scene Urbane: http://www.totemsceneurbane.it/ 

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