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da: ufficio stampa Ferrara Art Festival

A Palazzo Racchetta, Ferrara, via Vaspergolo, 6 il Racket Festival si conclude dopo quattro mesi di programmazione con un doppio appuntamento dedicato al Teatro nel Teatro e al Teatro al femminile
Ventiduesimo ed ultimo appuntamento MERCOLEDì 1 OTTOBRE ALLE ORE 21,30 con due storie in cui protagoniste sono due donne che sulla scena si rivelano, nella finzione, attrici per gioco o per necessità.
INGRESSO LIBERO e servizio bar a cura di S.Romano 91
Sulla scena un atto unico ed un monologo: due vicende diverse ma entrambe legate al tema del teatro nel teatro e con un analogo colpo di scena finale, capace di rovesciare il punto di vista iniziale, rivelando la realtà essere finzione e viceversa. Si inizia con “Il provino”, atto unico di Maria Antonietta Fuiano per la regia di Catia Gianisella. Aiuto-regia: Linda Evangelisti. Sulla scena saranno protagonisti Sabrina Bordin e Marco Trippa, con Francesco Reitano e Sonia Giuri. Seguirà il monologo “Come la neve di primavera”, scritto dal giornalista e scrittore ferrarese Michele Govoni, vede la regia di Virgilio Patarini. Sul palcoscenico salirà l’attrice Vittoria Triglione.
IL PROVINO narra la vicenda di una giovane donna che si presenta al posto di un’amica ad un provino cinematografico. Non ha molta esperienza e fatica a definirsi propriamente un’attrice, ma è rimasta folgorata dalla sceneggiatura e decide, anche se titubante, di provarci. Tra luci ed ombre del set, circondata da tecnici ed assistenti che la esaminano, viene fatta accomodare davanti a lui, il regista, che incredibilmente non le chiede di recitare una parte a memoria, cantare o ballare ma, per metterla a proprio agio, la invita semplicemente aprire la propria borsa e descrivere uno ad uno e nei minimi dettagli, gli oggetti che ella dentro vi trova. D’altronde cos’è la borsa per una donna se non una rappresentazione del suo mondo e del suo modo di essere? La giovane donna visibilmente imbarazzata da questa intrusione nel suo privato, accetta questa strana richiesta ed inizia ad estrarre, come da un cappello magico, una serie di oggetti e descrivendo le emozioni e i ricordi che suscitano in lei.. Inizia così, quasi banalmente, un racconto pieno di magia e di emozioni che pian piano si trasforma in un dialogo a due sempre più intimo… sino ad un finale che sorprenderà tutti.
COME LA NEVE DI PRIMAVERA racconta invece di Domitilla, una donna 39 anni, con un peso nel cuore e una certezza: la gioia che le dà il sabato. Proprio in un sabato qualunque, durante il rito del trucco prima di uscire, Domitilla si racconta attraverso frammenti della sua vita; i suoi ricordi divengono i nostri e lo strano stream of consciousness che viene delineandosi sembra farsi presente ai nostri occhi come fosse dipinto. Domitilla ci accompagna attraverso le sensazioni umane di una donna che, davanti allo specchio, sta guardando non solo se stessa, ma un pezzo di umanità. Tutto è avvolto da un’aria delicata e leggera che va facendosi più pesante man mano che il racconto procede. Come la neve di primavera, metafora non solo di un’esistenza ingannevole, ma anche del senso di tutto il monologo, rivela così, solo nel finale, la verità di questo sabato di confidenze solo apparentemente velate.

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