L’INTERVENTO
Tagli alla sanità,
sta passando la linea del “si curi chi può”
Tempo di lettura: 5 minuti
da: Help Consumatori
È a rischio l’intero Servizio Sanitario Nazionale: sta passando la linea del “si curi chi può”, denuncia Federconsumatori. A pagare non siano i cittadini, commenta a sua volta Altroconsumo: bisogna “spendere meglio, non spendere meno”. I tagli alla Sanità stanno destando non poca preoccupazione e la convinzione generale che si tratti appunti di tagli e non di risparmi.
sanitàÈ arrivato ieri il via libera a tagli pari a 2,352 miliardi, per il 2015, sul livello di finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale. Il Senato ha dato il via libera alla fiducia chiesta dal Governo sul decreto legge sugli enti locali – che ora passa alla Camera – e che contiene anche le norme sui tagli. Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha dichiarato all’Ansa che “i risparmi non sono tagli”. “Voglio dire con chiarezza – ha detto il Ministro all’Ansa – che sono contraria a nuovi tagli al Servizio sanitario. Dico ‘no’ a qualunque ipotesi di taglio, che al momento non c’è. I risparmi non sono tagli”. Un risparmio potrà arrivare da una stretta sulla “medicina difensiva” – esami e visite prescritte per evitare i contenziosi – che costa 13 miliardi l’anno.
Sul tavolo ci sono infatti misure che prevedono il taglio delle prestazioni specialistiche, dalle visite agli esami di laboratorio, ritenute non necessarie: quelle aggiuntive saranno a carico del paziente. Spiega Quotidiano Sanità facendo il punto sul pacchetto di misure e sulla riduzione delle prestazioni ritenute inappropriate: “Sarà un decreto ministeriale ad individuare, entro 30 giorni dall’intesa, le condizioni di erogabilità e le indicazioni prioritarie per la prescrizione appropriata delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale ad alto rischio di inappropriatezza. Al di fuori delle condizioni di erogabilità le prestazioni saranno poste a totale carico dell’assistito. Per garantire il rispetto delle condizioni prescrittive da parte dei medici, la norma prevede che in caso di comportamenti prescrittivi non conformi alle condizioni e alle indicazioni di cui al decreto ministeriale, si applichino penalizzazioni su alcune componenti retributive del trattamento economico spettante ai medici”.
Sono misure che stanno creando agitazione in tutto il settore della sanità. Basti pensare alle parole sulla medicina difensiva di Giacomo Milillo, presidente della Federazione italiana dei medici di famiglia (Fimmg) consegnate all’Agi: “La verità è che si tratta di un bluff da parte delle Regioni. Si sta scaricando sui medici la responsabilità, ma noi medici la rimandiamo al mittente cioè, appunto, alla Conferenza delle Regioni, per noi da sempre la vera responsabile. Si sta smascherando l’operazione di togliere ai cittadini diverse prestazioni – commenta Milillo – Va detto che la medicina difensiva nasce per difendersi in tribunale e fino ad ora il Governo e le Regioni non hanno fatto nulla per regolamentarla. I medici sono costretti ad essere un po’ larghi nelle prescrizioni, sempre nell’ambito dell’appropriatezza, per evitare disagi e inconvenienti ai pazienti si chiedono sempre più indagini. Adesso si svilupperà un’altra medicina difensiva: il medico prescriverà le stesse cose ma in più dovrà dire al cittadino “questo te lo rimborsa il Servizio Sanitario Nazionale questo, invece, dovrai pagarlo in proprio“.
Il pacchetto di provvedimenti solleva le proteste delle associazioni dei consumatori. Federconsumatori denuncia: “Il Senato ha votato i tagli al fondo per il Servizio Sanitario Nazionale. Un’operazione inaccettabile, che mette a rischio il diritto alla salute dei cittadini, costituzionalmente riconosciuto. È particolarmente pericoloso il tentativo di far passare i pesanti tagli per “risparmi”. Queste misure rispondono esclusivamente a esigenze di bilancio, senza curarsi minimamente delle esigenze e dei diritti fondamentali dei cittadini”. Il rischio è che tutto finisca nelle mani del privato: “È inaccettabile come stia passando la linea del “si curi chi può”, lasciando nella mani della sanità privata le sorti della salute dei cittadini, ma solo di quelli che si possono permettere di sostenerne i costi – denuncia ancora Federconsumatori – Invitiamo il Governo e il Parlamento intero a una presa di responsabilità, per scongiurare lo smantellamento del sistema sanitario pubblico. In caso contrario siamo pronti a mettere in campo ogni iniziativa tesa a far sì che ciò non avvenga”.
Altroconsumo chiede di “spendere meglio, non spendere meno”, quando si parla di razionalizzazione della spesa per beni e servizi. “Con la prossima legge di stabilità alla sanità saranno sottratte risorse importanti, come si sta facendo da troppo tempo a questa parte. Con l’effetto, già visto, di spostare la richiesta di prestazioni verso il privato per chi se lo può permettere, o di rinunciare alle cure per chi non ha i soldi per pagare – afferma l’associazione – Razionalizzare le risorse là dove ci sono sprechi, cattiva gestione, malaffare, spostando, non tagliando; chiarezza, concretezza, trasparenza nell’ indicare con precisione dove e soprattutto come si vuole intervenire e dove sarà riallocato quanto si risparmia. I risparmi di questa operazione restino come risorse da riutilizzare all’interno del sistema sanitario, a beneficio dei cittadini e a tutela del Servizio sanitario pubblico, una realtà fondamentale per il nostro Paese”.
“Su questo Decreto l’attenzione del Tribunale per i diritti del malato sarà altissima e chiediamo a tutti coloro che hanno a cuore la salute dei cittadini e il Servizio Sanitario Pubblico di fare altrettanto. È una partita che se giocata male modificherà la natura stessa del SSN”: questa la posizione di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, che chiede allo Stato di non scaricare sui cittadini il costo dell’assistenza. Commenta Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva: “Il contrasto all’inappropriatezza delle prestazioni non può essere la scusa per impoverire i Livelli Essenziali di Assistenza, e per scaricare i relativi costi dalle casse pubbliche alle tasche dei cittadini: una prescrizione inappropriata lo è sia per il SSN che per i redditi delle famiglie, alle quali quindi non può essere fatto pagare il conto dell’inappropriatezza. Oltre al fatto che un esame inappropriato non fa meno male se pagato dal cittadino”. L’associazione teme che, con l’obiettivo della riduzione del 15% delle prestazioni a carico dello Stato, ci sarà una “revisione al ribasso dei LEA”. Dice Aceti: “Crediamo che invece di procedere di fatto a dei semplici tagli, che non assicurano neanche che vengano tagliate proprio le prestazioni inappropriate, si investa sulla relazione con i cittadini, coinvolgendo anche le associazioni, per spiegargli quando una prestazione non serva, e anzi possa nuocere alla loro salute. Inoltre, si corre il rischio di un aumento della tensione tra le persone e i professionisti, anche perché i medici, in presenza di un ragionevole dubbio, potrebbero semplicemente scaricare sui cittadini l’onere di fare quella prestazione privatamente per non incorrere in controlli o sanzioni”.
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