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da: Ferrara sotto le Stelle 2015

Reduce dal successo dell’ultimo album a nome Sun Kil Moon, Benji, acclamato dalla stampa di tutto il mondo, l’ex leader dei Red House Painters, Mark Kozelek, farà tappa in Italia a giugno in full band con SUN KIL MOON.

“Uno dei maggiori songwriter degli ultimi 25 anni”, per citare il giudizio di Ondarock, Mark Kozelek ha dapprima segnato gli anni ’90 con i suoi Red House Painters, con 6 album editi dalla prestigiosa 4AD che hanno anticipato lo slow-core degli anni a venire, dando voce ad un folk-rock oscuro e minimale, rallentato fino quasi all’immobilità. Con il passare degli anni ha raggiunto la piena maturità artistica attraverso una nuova creatura, i Sun Kil Moon, coi quali ha potuto affinare la sue doti liriche rivelandosi tra i migliori poeti della musica contemporanea.
Ma nel frattempo Kozelek ha svolto un’inesausta attività parallela e negli ultimi anni ha dato alle stampe numerosi album solisti e lavori frutto di diverse collaborazioni. Solo nel 2013 è stata la volta di Perils from the Sea, realizzato con Jimmy Lavelle e dell’album realizzato con i Desertshore, la creatura formata da Phil Carney, ex chitarrista dei Red House Painters, Mike Stevens (batterista) ed il pianista Chris Connolly ed intitolato semplicemente Mark Kozelek & Desertshore. Senza dimenticare le sue frequenti apparizioni cinematografiche, da “Quasi famosi” a “Vanilla Sky”, entrambi per la regia di Cameron Crowe.
A soli due anni di distanza dal precedente lavoro a nome Sun Kil Moon Among the Leaves, a febbraio 2014, sempre per la sua label Caldo Verde, Kozelek ha dato alle stampe con Sun Kil Moon l’album BENJI, che vede la collaborazione di artisti del calibro di Will Oldham (Bonnie Prince Billy) e Steve Shelley (Sonic Youth). Benji è un album intimo e confessionale, che affronta con disarmante lucidità e a tratti con cruda ironia la drammaticità dell’esistenza, grazie a un racconto onesto e dettagliato della vita privata dell’autore.
Probabilmente l’album migliore della sua lunga carriera, gratificato da un rarissimo 9.2/10 dalla bibbia indie “Pitchfork”, disco dell’anno di “Rumore”, il più autorevole mensile rock italiano (che gli ha anche dedicato la copertina) e presenza fissa nelle playlist di fine anno di tutta la stampa specializzata internazionale.

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