Skip to main content

Sulla criminalizzazione delle prostitute e il Regolamento di Polizia Urbana

Articolo pubblicato il 20 Dicembre 2018, Scritto da Riceviamo e pubblichiamo

Tempo di lettura: 2 minuti


Da: Ufficio stampa Si

Sulla criminalizzazione delle prostitute e il Regolamento di Polizia Urbana
Interpellanza sull’applicazione del Regolamento di Polizia Urbana e la sua eventuale influenza rispetto alla criminalizzazione e stigma
Dichiarazione di Leonardo Fiorentini, consigliere comunale indipendente per Sinistra Italiana
Nei giorni scorsi è arrivato l’allarme dalle operatrici del Centro Donna Giustizia che, in occasione della giornata mondiale contro la violenza alle sex workers che ricorre il 17 dicembre, hanno denunciato – citando la stampa – “l’aumento delle richieste di prestazioni sessuali senza uso del preservativo o addirittura forme di violenza “stealthing”, in cui il cliente si sfila o rompe appositamente il condom durante il rapporto, aumento delle forme di aggressione fisica e verbale in strada e delle vessazioni legate a “puttanofobia” o razzismo”.
Ho quindi presentato questa interpellanza, perché rimango convinto che le modifiche fatte al nostro Regolamento di Polizia Urbana siano parte del problema. La “criminalizzazione, stigmatizzazione e discriminazione” rischia davvero di “impedire l’accesso alla giustizia e ai servizi sociali e sanitari”, come denunciato dalle operatrici che peraltro lavorano per conto del Comune, rendendo le persone sempre più invisibili, ancor più deboli e più difficilmente contattabili dai servizi.
Vorrei infatti capire se le misure introdotte localmente nel recente passato siano state applicate e come siano state valutate da chi doveva farlo. Nel documento chiedo anche conto delle sanzioni rispetto all’”allarme panni stesi” (sono ironico, ndr) che aveva portato al divieto di stendere i panni in centro storico. Più seriamente, rispetto alle multe ai locali che pur rispettando le norme del Regolamento del rumore sono stati sanzionati per i suoni “percepiti” in strada la cui valutazione di disturbo è stata fatta molto probabilmente senza alcun sistema di misurazione oggettivo (a differenza delle autorizzazioni ricevute).

sostieni periscopio

Sostieni periscopio!

Tutti i tag di questo articolo:

Riceviamo e pubblichiamo



Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani