Incredibile, è già passata una settimana ma siamo ancora tutti quanti più o meno vivi.
Più o meno vivi ma soprattutto: lascia vivere.
So benissimo di essere uno stronzo ma la mia astensione da questa – scusate – pagliacciata del 4 marzo non mi rende più stronzo e non voglio sentire menate varie rivolte a chi ha deciso di disertare i seggi.
C’è certamente una grossa fetta di popolazione ben più stronza di me e di noi disertori: ci sono dei numeri che lo dicono chiaro e tondo.
Poi certo, l’ho già detto, io, personalmente, sono uno stronzo.
E proprio perché sono uno stronzo: non me la sono sentita di andare a votare.
Avevo un ventaglio di possibilità troppo scarso, avrei voluto un partito marxista dei fumatori ma soprattutto: avevo le mie cose.
Quindi lo dico ancora: sono uno stronzo.
Partendo da questa certezza vorrei però sottolinearne un’altra: era tutto previsto.
È l’epoca degli stronzi e – come disse un saggio – “tutti gli stronzi sono uguali ma alcuni stronzi sono più stronzi degli altri”.
Adesso, personalmente, rinnovo il mio invito a costituire un partito dei fumatori marxisti, un partito di stronzi in grado di dialogare anche con altri stronzi – ben più stronzi di noi – prima che lo stivale pesti altri stronzi.
Chiudo qui e – dopo questa confessione – consegno la mia bomboniera e me ne torno a pensare al mio partito, sperando di fare in tempo a presentarlo al Paese nel più breve tempo possibile.
Dare (The Wedding Present, 1991)
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