TUTTA LA STORIA DEL CONSIGLIO DEL 11 e 12 LUGLIO:
ma la vittoria del sindaco Fabbri assomiglia a quella di Pirro
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[ 1 ] Seduta del 11 luglio: dove, con un po’ di furbizia si può arrivare al niente
“Io non c’ero”, anche se lo dico senza sospirare. Ero appena tornato dalla festa dell’ ‘insorgente’ Collettivo di Fabbrica ex GKN di Campi Bisenzio e non avevo cuore di infilarmi in Consiglio Comunale: bisogna stare attenti ai cambiamenti climatici. Verso sera telefono agli amici più diligenti di me, sempre presenti sugli spalti, e scopro che non mi ero perso niente. Una seduta che si preannunciava memorabile, o forse no (a Ferrara si dimentica in fretta), ma dove lo spettacolo sembrava assicurato. Anche se il sindaco Fabbri aveva già in tasca l’esito favorevole, sui tre progetti di rigenerazione urbana, ovvero sui tre missili terra aria che avrebbero ferito a morte la città e l’ambiente, maggioranza e opposizione se le sarebbero date di santa ragione (forse addirittura di più di Barattieri e Menelik, come vuole un detto in ferrarese risalente alla guerra d’Africa). Invece niente, nulla di fatto, seduta sospesa, tutto rimandato a oggi pomeriggio. Kill Bill 2.
Dopo cena, è un abitudine, apro Facebook e vado a leggere la pagina di Stefano Lolli – ne seguo solo tre di pagine e la sua è la prima delle tre. Leggo l’ultimo post e capisco quello che un giornalista anche ‘mediocacca’ dovrebbe sapere da un pezzo. Che anche quando non succede niente succede sempre qualcosa, Solo che quel poco o niente è più difficile scriverlo di quando racconti un terremoto. Stefano Lolli, la più bella penna degli ultimi trent’anni di giornalismo autoctono, ci riesce benissimo, facile come bere un bicchier d’acqua.
Cosi nasce il pensiero delittuoso. Perché non rubargli il post e schiaffarlo tale e quale su periscopio? Ricordo benissimo quello che ha dichiarato solennemente andando in pensione, che non avrebbe mai più scritto per nessun giornale; so che l’autore può denunciarmi per appropriazione indebita e furto con scasso. Stefano Lolli è un amico? Peggio, “dagli amici mi guardi Iddio”. Sono sfuggito miracolosamente 18 mesi fa all’ira funesta di Vittorio Sgarbi, che sulla sua pagina Facebook (2 milioni di followers) rispondeva in diretta video a un mio innocuo articoletto modestamente ironico, gridava: “Ma chi cazzo è ‘sto Monini, domattina lo querelo”. Beh, mi avrebbe pelato vivo, ma alla fine non mi ha querelato. Si è dimenticato, oppure non ne valeva la pena, in fondo chi cazzo è ‘sto Monini. Ma come reagirà il giornalista pensionato ma informatissimo su tutto e commentatore compulsivo in proprio?
Va bene, facciamola corta, ogni mestiere ha il suo rischio, quello del giornalista come quello del ladro. Sia quel che sia. Con un po’ di tremarella offro ai lettori l’ultimo gioiellino di Stefano Lolli. Chi non l’ha ancora letto, si divertirà e imparerà pure qualcosa.
Francesco Monini
RATTI COME GATTI
Solo un terrapiattista – dunque non Fabbri, che vede il sole e la luna ruotare attorno al Bar del Mister di Scortichino – può pensare che siano tutte catene ‘amiche del Pd’ e animate da comunisti. Potrà anche essere stato ispirato dalla lettura, realmente interessante (a suo tempo l’ho letto anche io) del libro Falce e Carrello di Bernardo Caprotti, indimenticato patron di Esselunga e grande imprenditore. Ma si tratta di un libro del 2007, e in quindici anni nel commercio tante cose sono cambiate, purtroppo anche in modo negativo specie per tanti negozi tradizionali; nella grande distribuzione c’è stata evoluzione, e involuzione, per effetto del ‘modello Amazon’ che sta incidendo sui consumi, non consentendo più a nessuno antiche rendite di posizione. Sarà comunque Esselunga? Ben venga, sarò tra i primi ad entrare per fare acquisti (sono già andato in quello di Bologna), non ho dubbi sulla qualità dell’impresa, e sulla bontà dell’investimento. Sarà il mercato a decretare il successo, come è giusto che sia, senza bisogno di sterili crociate politiche _ o parapolitiche _ di chi è a favore o contro. Senza epiche né topiche.
[2′] Seduta del 12 luglio: alla fine arriva al voto, ma che fatica
Finalmente in Consiglio Comunale volano gli stracci tra maggioranza e opposizione. Volano anche le accuse reciproche, perché ogni parte può (legittimamente) rinfacciare all’altra di aver cambiato negli ultimi mesi e anni opinione e posizione. Primo esempio: nel programma elettorale di Fabbri si esaltava molto l’ambiente e si prometteva di fermarsi con il “consumo di suolo” (leggi: cemento al posto dell’erba). Ma La Destra risponde: “ora siete contro tutto, ma la Giunta di Centrosinistra aveva in progetto un grande Ipermercato in viale Volano”, proprio nella stessa area a ridosso Mura dove il nuovo piano Fabbri prevede un megaparcheggio.
In tutto questo, comunemente chiamato “trasformismo”, i partiti e la classe politica ferrarese nel suo complesso, fa la deprimente figura che ogni lettore può intendere. Ma tant’è, l’effetto concreto in Consiglio è che alcuni consiglieri (della maggioranza) non sappiamo se per un sussulto di coerenza o inseguendo un furbo riposizionamento politico, votano contro il progettone. Senza il voto dei transfughi Savini, Caprini e Pignatti, la vittoria finale del sindaco appare assai striminzita: 17 a favore e 15 contro.
E siamo solo all’ inizio di un percorso che si prevede piuttosto accidentato. Tante associazioni, Italia Nostra in testa, continuano a contestare, dati alla mano, un progetto “inutile e pericoloso” . Poi c’è l’intervento contrario del presidente dell’ Ascom e la grande rabbia dei commercianti che scrivono sui social e ai giornali ferraresi. Infine, e questo rischia di diventare l’ostacolo più grande, c’è SAVE THE PARK, la mozione popolare che ha già superato di slancio le 19.000 firme. Con tanti e crescenti nemici (consiglieri, cittadini, tecnici, professori universitari, associazioni) mi pare che la strada del progettone della maggioranza penerà non poco per superare i tanti passaggi necessari e dare il via ai cantieri.
Alla fine della maratona consiliare, non so quale sia in questo preciso momento l’umore del nostro Primo Cittadino. Certo, ha vinto la battaglia, ma se, come spero, non è del tutto digiuno di storia, ricorda bene come finirono le avventure di Pirro e di Annibale. Entrambi si erano portati dietro gli elefanti, ma non bastò. Anche Fabbri, se vi piace usar un po’ di fantasia, può assomigliare a un elefante, ma io lo immagino chiuso e malinconico dentro un circo, fermo immobile sulle gambe, o sdraiato a terra, depresso, mentre rimugina su quella risicata quanto inutile vittoria.
Francesco Monini
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Francesco Monini
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