STORIE
Canottieri tra presente e passato. Dagli amici miei degli anni ’50 agli incontri del Terzo Millennio
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La Canottieri è un luogo del cuore per più di una generazione di ferraresi. E’ stata ed è passata di moda per poi ritornare a esserlo. Chi guida lungo la strada distesa tra Francolino e Pontelagoscuro o pedala sull’argine, ritrova con lo sguardo un paesaggio familiare nel quale la palazzina bianca, un po’ “sgarruppata” della società, è inserita d’ufficio quasi fosse un’istituzione. Tutti conservano un ricordo, un racconto, un frammento della storia della Canottieri, unico approdo della città al grande fiume. Dal pontile, una volta proprio a ridosso dell’edificio, partivano gare di canoa, gommonate e barche solitarie in navigazione verso il mare. Ed era festa grande, con tanto di assembramento di spettatori, quando passava la Pavia-Venezia con i motoscafi lanciati a gran velocità lungo il fiume.
Oggi il ristorantino di nuova gestione offre un’ottima cucina, gran parte a base di pesce fresco, e un servizio gradevole per gli ospiti, molti dei quali erano bambini, quando fu inaugurata la piscina. Un avvenimento soprattutto per i più grandini che dal trampolino, altissimo, si lanciavano in acqua per poi arrivare all’ora di cena sfiniti e arrossati dal sole. Cotti e pronti per andare a dormire dopo Carosello: era la regola. Molti di loro negli ultimi anni hanno riscoperto la società e tra uno spritz e un bicchiere di vino in chiusura di giornata, riemergono i visi dei ragazzini di allora. Sul balcone ci s’incontra di nuovo, ci si riconosce, si chiacchiera, si gioca a carte, si rallenta e magari si passa insieme la pausa pranzo di una giornata di lavoro.
Si nuota, maschera, cuffia e occhialini come prescritto dai tempi. Alla metà degli anni ‘60 era diverso, tanto che poteva capitare di assistere al tuffo improvviso del cocker del ragionier Pettini, proprietario dell’emporio sacchettificio Carta. Il cane Rocky , biondo, simpatico ed esuberante era sempre preceduto dai richiami del padrone. Di fronte all’acqua perdeva la ragione e l’obbedienza, si lanciava lungo le scale di corsa e si buttava nella vasca tra le risate dei bagnanti. Nessun dramma, grazie al cielo le cose erano un po’ più semplici di quanto non lo siano ora.
Nel ’66 Nino Novi, socio e grande sportivo, insegnava a nuotare ai più piccoli, lo faceva per passione, dava ritmo e istruzioni da bordo vasca: “Su la testa, respira, giù la testa, più basso il sedere” e una volta ai blocchi di partenza per il tuffo iniziale, era tutto un “piega le gambe, abbassati, drizza le braccia”. Un mito.
All’inizio degli anni ’50, la leggenda narra della “Repubblica di Busgazia”, proclamata da un gruppo di soci e buongustai insaziabili. In puro spirito goliardico stamparono cartoline e francobolli ancora custoditi in cassetti privatissimi. Passavano la giornata giocando a trionfo su un tavolino affondato nell’acqua del fiume e parcheggiato sulla sponda dell’Isola Bianca e scommettevano sulla sorprendente capacità di ingurgitare cibo di ciascuno. Piatto forte: tonno e cipolla. Ma anche salama, salami e altre prelibatezze del tutto inadatte al clima estivo. Tra i fondatori della sedicente repubblica Silvio Pasqualini, il ragionier Scaglianti, detto Sgomberini in virtù della golosità che gli imponeva di mangiare qualsiasi cosa, e Lando Fedozzi, il più giovane, proprietario di un albergo in via Porta Reno. Storie, certamente incomplete, ma tasselli di un passato che fanno della Canottieri un piccolo mondo antico. E intramontabile.
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Monica Forti
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