CONDOMINIO EUROPA: STESSA FAZZA, STESSA RAZZA?
Cara Europa, rimetti a noi i nostri debiti.
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Consiglio Europeo del 23 aprile 2020, Era Post Covid. Giornata fondamentale, perché l’Europa dovrebbe decidere se dare soldi o prestare soldi o abbonare debiti (all’Italia in primo luogo), o fare nessuna delle tre cose. Non sono un economista né un opinionista. Ne parlerò in modo rudimentale e grossolano, per cui gli economisti mi perdoneranno, mentre ho la pretesa di dire meno stupidaggini di molti opinionisti.
Fate finta che l’Italia sia una famiglia. La vostra famiglia, che vive in un condominio chiamato Europa. Non godete di una grande fama tra alcuni altri condomini: siete spesso indietro sul pagamento delle spese comuni. Però fate bene da mangiare – meglio di tutti -, sapete confezionare bei vestiti, indossate le scarpe più sciccose e gli occhiali più fighi (questo sarebbe il nostro export). Vi invidiano perché sapete godervi la vita e vi detestano perché spendete troppo (il debito). Però vi tollerano perché come gli fate voi la pizza, l’amatriciana e il cappuccino…Come tutti, le vostre entrate sono ferme per colpa del virus mondiale. Non si lavora, non si guadagna. Avete bisogno di soldi, come tutti. Solo che voi assomigliate ai greci: “una fazza, una razza”. Quindi quando qualcuno parla di darvi soldi (o voi li chiedete) è tutto un inarcar di sopracciglia nordiche e teutoniche.
Però lo sanno che non siete greci. Assomigliate, ma non siete. Troppo piccoli, i greci. Voi vi siete allargati. Fate lavoretti, aggiustate le cose, in condominio ve la cavate. Sempre. L’arte di arrangiarsi ce l’avete nel sangue. E casa vostra è un gioiello, quando gli altri la visitano restano a bocca aperta, e siete dei perfetti padroni di casa. Insomma, gli fate comodo.
Vi offrono un prestito quasi illimitato a tasso quasi zero, e li potete restituire con calma, molta calma. Decenni. (Questo sarebbe il MES). Attingete pure, senza condizioni, vi dicono – senza condizioni adesso, almeno. Molti dicono, anche tra i vecchi tromboni, che dovreste prenderli, quei soldi. Sono tanti, senza condizioni, così non avete più bisogno di chiedere soldi in giro, agli amici nel mondo che ve li prestano ma vogliono in cambio degli interessi più alti, perché si fidano sempre meno di voi (questo sarebbe il mercato, cui piazzare Bot Cct e Btp).
In questo ragionamento non dovete trascurare un dettaglio: si tratta comunque di un prestito (sempre il famoso MES). Quei soldi li dovete restituire, e voi attualmente non avete un problema di liquidità, avete un problema di solvenza, perché non state incassando. Quindi hai voglia a restituirli con calma, quei soldi. Come? Quando? (Questo è Varoufakis)
Qualcuno allora vi suggerisce di uscire dal condominio. Mandate affanculo tutti, Italia, mettetevi in proprio e non vendete più niente a nessuno. Autarchia totale. Ripristinate anche la gloriosa vecchia lira. E poi tornate a stampare moneta! Così il vostro debito ve lo pagate da soli, una partita di giro con la Banca Centrale, finalmente di nuovo autonoma e sovrana. L’Italia s’è desta!
Anche in questo ragionamento ci sono un paio di problemini. Uno lo insegnano al primo anno di economia. Se vi mettete a lanciare banconote da un elicottero lasciando fermo tutto il resto – fermi gli stipendi reali, ferma la produzione di beni e servizi – all’inizio sembra una pacchia. Tutti hanno più soldi in tasca di prima. Ma i beni prodotti sono sempre quelli, e sono relativamente scarsi rispetto all’abbondanza di denaro messo in circolazione. La prima cosa che accade è che chi produce i beni ne aumenta il prezzo, perché la domanda di questi beni è superiore alla loro offerta. Chi offre di più? Inizia così, ed è una rincorsa, perché la gente acquista in anticipo, fiutando l’ulteriore aumento dei prezzi (questa è l’inflazione), e il fenomeno diventa una spirale che fa crescere i prezzi, fino a quando vi accorgete (secondo inconveniente) che il valore delle banconote che avete stampato comincia ad assomigliare al valore delle banconote del Monopoli. Eh sì, perché quando con il milione del signor Bonaventura oggi comprate un televisore ed un cellulare, tra un mese solo un cellulare, e tra due mesi né l’uno né l’ altra, i soldi che avete in tasca valgono sempre di meno, e voi vi ritrovate poveri come prima, peggio di prima. In più, importare quello che non avete in casa vi costa un botto, perché lo pagate con la vostra liretta del Monopoli. Unica consolazione, potreste esportare i vostri occhiali vestiti pizze e mandolini a prezzi bassi a causa della svalutazione relativa della vostra moneta, ma non abbastanza bassi, perché per produrli avete dovuto ricaricarci sopra il costo della materia importata, che per voi italiani sovrani e autarchici è elevatissimo.
Italia, e quindi? Come la mettiamo? Debito solo nostro no; moneta solo nostra no; che ci regalino dei soldi è da escludere. Però… Il trattato di Lisbona, una specie di regolamento del condominio Europa in vigore dal 2009, prevede che l’Unione Europea e gli stati membri agiscano congiuntamente, mobilitando tutti gli strumenti di cui dispongono, qualora uno stato membro sia vittima di una calamità naturale o provocata dall’uomo. Ci siamo, no? Cos’è una pandemia se non questo? Beh, ma il condomino Germania (e i suoi derivati) può dire che la calamità Covid riguarda tutti, Germania compresa. Quindi perché favorire un paese in difficoltà (Italia) per responsabilità proprie, condividendo un debito europeo nel quale confluiscano tutti i debiti dei condomini? Perché io, Germania, che ho un debito di 100, devo metterlo in comune al debito dell’Italia che è 200, in modo da emettere un debito di 300 il cui peso relativo (da pagare) sia 150 a testa? (Questo sarebbe l’Eurobond).
Ho la risposta a questa domanda (Eureka!, e qui la Grecia torna ad essere insuperabile). Intanto, perché il regolamento del condominio di Lisbona lo prevede come principio – lo abbiamo appena letto, si chiama “solidarietà”. In secondo luogo, perché conviene anche alla Germania vendere in Italia i propri prodotti, ed il mercato italiano (che non è piccolo) reso povero ed incapace di potere di acquisto da un’austerità forzosa sarebbe ben presto una iattura anche per i nostri capi condominio.
In terzo luogo, nella storia europea è già accaduto che i forti siano andati in soccorso dei deboli, addirittura cancellando loro i debiti di guerra. E’ accaduto nella Conferenza di Londra del 1953. Il debole di allora era la Germania, che aveva appena perso la guerra, e aveva debiti inesigibili, se non a costo di non risollevarsi più. Sapete chi furono due condomini che abbonarono alla Germania buona parte dei suoi debiti? Non ci crederete: Italia e Grecia. Sì, proprio la Grecia, devastata allora nelle infrastrutture e nelle fabbriche, povera e da ricostruire, abbonò parte dei costi di questa ricostruzione al Paese nazista che l’aveva distrutta. Per non parlare del 1990, quando in nome dell’unificazione tedesca anche il resto del debito da pagare venne abbonato alla Germania. Che restituì come sappiamo il favore alla Grecia, affamando una nazione in nome delle politiche di rigore e di equilibrio nei conti.
Se l’Italia, quel famoso e gaudente e splendido appartamento nel condominio Europa, fosse unita nel pretendere l’applicazione del principio di solidarietà nel debito, gli Eurobond sarebbero molto probabilmente dietro l’angolo. Ma l’Italia non è mai unita, né mai lo è stata. Abbiamo un pezzo di rappresentanza italiana in Europa (Lega e Forza Italia) che ha appena votato contro gli Eurobond, assieme ai tedeschi, agli olandesi, agli ungheresi e ai fasci francesi, in nome del fatto che la Banca Centrale Europea deve comprare direttamente i nostri Btp; evento attualmente impossibile perché la BCE ha uno statuto che glielo impedisce, e se anche fosse possibile dovremmo continuare a pagare alla BCE interessi molto più alti di quelli che paga la Germania (e questa differenza è lo spread), e di quelli che dovrebbe riconoscere un Eurobond a chi lo compra.
Il Presidente del Consiglio e il Ministro dell’Economia italiani hanno un compito molto difficile, che va oltre le loro specifiche capacità negoziali e oltre i loro specifici limiti. Il loro problema è che non possono contare su un “esercito” unito, che li sostenga e faccia capire a tutti gli altri che quando il gioco si fa duro, noi giochiamo tutti insieme. Perché noi non siamo una nazione, siamo un insieme di comuni, di famiglie. Immagino sia questa la ragione per la quale la politica italiana esprima così spesso un personale disposto a segare il ramo sul quale sta seduto, in cambio di una becera, miserabile quanto effimera ribalta mediatica, di un meschino e vile cabotaggio. Incredibile è l’attualità della frase che, tanti anni fa, l’insuperato Ennio Flaiano scrisse al proposito: “La situazione politica italiana è grave ma non è seria”.
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Nicola Cavallini
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