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ezio-bosso“Si dice che la vita sia composta da 12 stanze. 12 stanze in cui lasceremo qualcosa di noi che ci ricorderanno. 12 le stanze che ricorderemo quando saremo arrivati all’ultima. Nessuno può ricordare la prima stanza dove è stato, ma pare che questo accada nell’ultima che raggiungeremo. Stanza, significa fermarsi, ma significa anche affermarsi. Ho dovuto percorre stanze immaginarie, per necessità. Perché nella mia vita ho dei momenti in cui entro in una stanza che non mi è molto simpatica detto sinceramente. E’ una stanza in cui mi ritrovo bloccato per lunghi periodi, una stanza che diventa buia, piccolissima eppure immensa e impossibile da percorrere. Nei periodi in cui sono lì ho dei momenti dove mi sembra che non ne uscirò mai. Ma anche lei mi ha regalato qualcosa, mi ha incuriosito, mi ha ricordato la mia fortuna. Mi ha fatto giocare con lei. Si, perché la stanza è anche una poesia. (Ezio Bosso)

InsuperAbile, inafferrAbile, inenarrAbile. Ezio è un genio. Un genio della musica, dell’ironia, della simpatia, dell’arguzia. E mostra la forza di un Uomo che grazie al suo spirito supera tutte le barriere. Anche quelle del suono.

Siamo un Paese strano, quello che si accorge sempre tardi dei suoi talenti. D’altra parte, i romani insegnavano che Nemo propheta in patria. Ma oggi, di Ezio Bosso parlano tutti: il web impazza, i commenti al video dell’esibizione di Sanremo sono migliaia, la rete mormora. E le sue frasi sono già aforismi. Ma come non fermarsi a riflettere davanti alle parole di un uomo così normale e speciale al tempo stesso. Come non commuoversi di fronte a tanta pura, disarmante umanità ? Il Buongiorno sulla Stampa che gli ha dedicato Massimo Gramellini è splendido. E’ bello fare colazione in un altro Paese, leggendo queste parole come primo esercizio mattutino. Il riferimento a un uomo che non è certo con le spalle al muro a causa della sua situazione fisica ma “che oltrepassa il muro nell’unico modo possibile, volando”, è una poesia.

65d337b8d03e5616c31389f7c310685f_XLQuelle mani agili e quasi magiche che scorrono sulla tastiera suonando un leggero e tintinnante “following a bird” fanno volare insieme a quel piccolo animaletto che svetta verso le nuvole. Spensierato, incurante della pioggerellina sotto le sue ali, l’incantevole che incanta. Noi con lui, noi con Enzo. E solo con la musica che commuove, che smuove.

Questo meraviglioso pianista non è sconosciuto agli esperti di musica. Ezio ha 44 anni, è torinese, e ha imparato a leggere lo spartito prima delle lettere, a 4 anni, infatti, già suonava. Da ragazzino è stato bassista degli Statuto, abbandonati per la musica classica, e a soli 16 anni ha debuttato come solista. Formatosi anche a Vienna, compositore, direttore (anche della London Symphony), ha firmato la colonna sonora di “Io non ho paura”, di Gabriele Salvatores. Nel 2011, ha dovuto sottoporsi a un intervento al cervello che lo ha precipitato, parole sue, in “una storia di buio”. Dopo l’intervento infatti è stato colpito da una malattia autoimmune. Non riusciva più a parlare e a suonare, ha dovuto riapprendere tutto. Ma non si è fermato, la musica lo ha guidato, lo ha sostenuto. Lui stesso dice che essa è la sola vera terapia, ricordando il grande maestro Claudio Abbado. Nel 2015 ha inciso il primo disco “The 12th Room”, doppio cd per piano solo registrato con il pubblico in sala a Gualtieri.

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I suoi pensieri sono lucidi, trasparenti, toccanti, umani come solo quelli di una persona che combatte ogni giorno possono essere. Non è compassione, ma meraviglia ed empatia quella che suscita Ezio, un uomo di fango e stelle, come continua Gramellini, un piccolo miracolo che ci fa uscire dalla confusione di un mondo che combatte, che non si comprende, di uomini che hanno perso l’orientamento e la capacità di comprendere cosa veramente conti nella vita. Fermarsi un attimo a pensare e a rivedere tanti giorni persi è il vero miracolo di Ezio. Per uscire da quella stanza che non ci piace, infine. Grazie magico Ezio, grazie maestro.

 

Video Rai, da vedere e rivedere…: link

Sito di Ezio Bosso: vedi

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.


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