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Spreco alimentare manca una legge ad hoc in grado di affrontare efficacemente questo tema; l’intervento di Fipe

Articolo pubblicato il 23 Settembre 2015, Scritto da ASCOM FERRARA

Tempo di lettura: 2 minuti


da: ufficio stampa Ascom Ferrara

Lo chiede ufficialmente la Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe Confcommercio) in rappresentanza di più di 300mila imprese, in Italia, nel settore della ristorazione, dell’intrattenimento e del turismo.

“Il tema della limitazione degli sprechi e di un uso consapevole e sostenibile delle risorse alimentari è stato proprio al centro del nostro recente convegno promosso in collaborazione con Ascom Confcommercio Ferrara e Comune di Argenta su “Cibo, Globalità e Dieta Mediterranea” come ricorda il presidente nazionale dei Giovani Imprenditori Fipe Matteo Musacci che prosegue : “Le proposte di legge in esame, pur richiamando nelle loro presentazioni il settore dei pubblici esercizi, appaiono essenzialmente rivolte ai settori della produzione e distribuzione di alimenti e si riferiscono essenzialmente a generi confezionati – come spiega Musacci che ricopre anche l’incarico di presidente Fipe provinciale – nel caso specifico però mentre nelle famiglie è entrato nell’uso quello di consumare il cibo avanzato da pasti precedenti, la situazione per un bar od un ristorante è radicalmente differente: infatti al consumatore bisogna offrire cibi freschi al meglio delle loro qualità organolettiche e di impatto visivo. Tutto ciò si traduce per la ristorazione con l’obbligo di dover scartare enormi quantità di prodotto non consumato. Ignorare gli esercizi pubblici e privilegiare esclusivamente i prodotti confezionati significa perdere 1/3 dei consumi di alimenti e ingenti quantità di prodotti pronti soprattutto per il consumo immediato e disponibili ad essere correttamente riutilizzati”. L’appello della Federazione al Parlamento si traduce nella richiesta di inserire emendamenti specifici a favore degli operatori del settore. I consumi fuoricasa a livello nazionale costituiscono ad oggi il 34% dei consumi alimentari, per un valore di 20 miliardi di acquisti di alimenti. Questo significa che un terzo dei consumi alimentari avviene proprio nei pubblici esercizi e, in parallelo, si deve ritenere che una percentuale di alimenti quantomeno identica, se non superiore, venga sprecata. Manca in definitiva una normativa specifica in grado di facilitare il lavoro degli esercenti nella gestione del cibo invenduto. “Alimenti freschi, non confezionati e deperibili che, pur essendo ancora in buono stato e fruibili non sono più adatti ad essere serviti alla clientela e che potrebbero invece essere facilmente destinati ad associazioni del Terzo settore, Enti caritatevoli, Mense – auspica Musacci e conclude – esiste peraltro a Ferrara un mondo attivo e presente del Volontariato e della Carità che potrebbe vedere incrementata la sua efficacia in virtù di una collaborazione organizzata dal punto di vista legislativo con il nostro settore della ristorazione”.

Sandro Zaniboni

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
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(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani