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di Diego Stellino

Foto di Diego Stellino
Foto di Diego Stellino

Il lavoro minorile in Turchia è un problema reale e conosciuto: l’utilizzo di fornitori che utilizzano nei propri stabilimenti e laboratori bambini siriani (e non) da parte di grandi marche come H&M e Next è stato già dimostrato da tempo. In periferia ho visto personalmente tutto questo è amplificato con effetto frastornante, rendendo tutto, paradossalmente, assolutamente normale.

La prima volta che cammini per le strade di città come Kilis o Reyhanlii rimani travolto dal numero di bambini  di qualsiasi età che lavorano. Con alcune distinzioni. La prima è sicuramente quella “della origine”: i bambini turchi sono evidentemente inseriti in un contesto famigliare che li porta a crescere nella bottega di famiglia, insieme a fratelli e parenti, creando una catena generazionale di responsabilità e di impegno all’interno del proprio gruppo. Li vedi servire ai tavoli, pulire a terra, scaricare cassette di verdura o sacchi di vestiario, a qualunque ora, insieme alla propria famiglia. La stessa cosa accade in quelle strutture che molti siriani hanno potuto realizzare aprendo piccoli negozi di rivendita o ristorazioni più o meno diversificate.

Esiste poi una quantità innumerevole, disarmante, di piccoli abitanti delle strade che dalla mattina presto fino a notte inoltrata sono presenti per cercare di recuperare qualcosa. Soli, lasciati a se stessi, sono organizzati raramente in gruppetti di 3-4, spesso in coppia, il più delle volte da soli; molto dipende dal carattere e dalla loro età. I più piccoli girano timidi, sguardo basso, il loro successo è dato dalla possibilità di vendere delle merendine, dei biscotti, caramelle o fazzolettini di carta alle persone che passano per le strade del centro, che evidentemente faticano ad avvicinare.
Una volta in grado di trascinare un carretto, che aumenterà di volume in base all’aumentare della capacità del bambino, il lavoro si trasforma, spesso, in quello di raccoglitore di rifiuti di plastica o alluminio o qualcosa.

I bambini si trasformano, inesorabilmente, in sporchi piccoli fantasmi, sempre più chiusi e schivi con l’aumentare della propria consapevolezza e distanza dagli “altri” che popolano la strada.

Ogni giorno, tutti i giorni, ogni settimana da mesi, in attesa che qualcosa possa cambiare perdendo l’intera infanzia sulla strada.

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Redazione di Periscopio