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Un libro che occupa uno spazio, lo spazio della densità che c’è nelle righe e tra le righe di Splendore (Mondadori, 2013), l’ultimo romanzo di Margaret Mazzantini, una scrittura che si fa posto e rimane lì a fare da riferimento, soprattutto dopo avere finito di leggerlo.
Splendore, con quella copertina dai colori un po’ sfumati di un’alba rosata, è potente come la vita quando ne incontra un’altra che non lascerà mai più. È un romanzo che pone un orizzonte di domande, sospensioni, tentativi, fughe e ricerche attorno a un amore che è splendore. Costantino e Guido si amano e lo fanno per tutta la vita, anche quando altri, o meglio altre, dovrebbero essere le destinatarie dell’amore di coppia, quello coniugale e riconosciuto. Costantino e Guido si amano nonostante, soprattutto, sempre, benché la vita spesso glielo neghi. Si amano nella distanza che c’è tra Londra e Roma, nel silenzio di quelle parentesi mute di lontananza, “la nostra relazione si era edificata sui divieti, all’estrema periferia delle nostre identità. Ma aveva retto a tutto, come quelle piante che crescono sui burroni e non vogliono saperne di cedere”.
Costantino e Guido lottano tra di loro e contro quella vita interiore così dolorosa, con il bisogno così urgente di ricomporre se stessi. E l’unità la raggiungono insieme, in quei momenti di pienezza in cui è possibile sentirsi completamente liberi di essere.
È davanti al mare, fermo come il loro coraggio, che si impone il momento della volontà che non ha dubbi e non deve più nascondersi. Costantino e Guido si sono finalmente raggiunti, si sono congiunti in un unico sogno che non avrà neanche il tempo di essere assaporato nella dolcezza di un’attesa perché tutto si spezza, arriva il branco, la violenza di gruppo, il buio.
Nulla è più come prima, la vita di Guido si trascina, arranca, rimane zoppa e rinsecchita. A sorreggerlo ora, come un tempo, Izumi, sua moglie, l’altra vita, l’altra storia, l’altro bene, lei che con quelle tende di seta selvatica dai riflessi porpora, ha insegnato a Guido a guardare oltre la finestra di casa, ad accogliere il giorno con le sfumature di una luce filtrata calda e rosata.
Splendore è una storia di segreti, ciascuno custodisce il suo e quello di qualcun altro, ma la rivelazione prima o poi si mostra. Giunge, a un certo momento, la verità di Costantino, cercato dopo un lungo viaggio che è anabasi e catabasi insieme, discesa dall’Inghilterra all’Italia, risalita verso un obiettivo, l’amore. La verità che sta venendo incontro a Guido è scritta al contrario, è una scoperta che ne contiene un’altra, più antica, più larga e allora “ciao onitnatsoC”.
Così il mare che li aveva accolti in quella notte di amore e dolore è una nuova meta, un porto da cui guardare un nuovo sogno.

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

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