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La città è importante a seconda di chi e di come la vive. Anche il grattacielo è un contenitore che va valutato come struttura e non per il suo contenuto. Pensiamo a come viene utilizzato prima di abbandonarlo. Valorizzare i contenitori con i contenuti è un bell’esercizio architettonico, ma anche un dovere sociale. Così hanno fatto da molte parti come ad esempio a Pechino in cui hanno trasformato una fabbrica di armi a guerra in un contesto di atelier di artisti contemporanei ed è diventato un centro di riferimento per l’arte contemporanea. Allora la domanda da porci è: se nel grattacielo ci vivessero architetti, ingegneri, professionisti, lo percepiremmo allo stesso modo? Il problema è il grattacielo o chi vive nel grattacielo? Dunque la questione non è abbattere il grattacielo, ma analizzarlo nella sua problematica di emarginazione. Il grattacielo deve essere valorizzato per integrarsi nel vivere meglio dentro la nostra bella città. I grandi architetti, e in sala alcuni sono presenti, sono innanzitutto dei sociologi che pensano prima alle persone e ai loro spazi e poi progettano i contenitori in cui esse abiteranno e vivranno. Allora io credo che si debbano rivalutare tanti spazi vuoti o mal gestiti (e a Ferrara ce ne sono tanti) riportandoli ad una dimensione più umana, più sensibile al vivere che non al sopravvivere. Pensiamo allora a come rivitalizzare questi patrimoni architettonici, non a distruggerli.

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it