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Da: Agire Sociale

E’ stato firmato davanti alla stampa giovedì 27 settembre da Agire Sociale Centro Servizi per il Volontariato Ferrara, ASP – Centro Servizi alla Persona, Comune di Ferrara (per il Centro per le famiglie, l’Istituzione dei servizi educativi, scolastici e delle famiglie ed il CSII – Centro Servizi Integrati per l’Immigrazione) l’Accordo relativo al Volontariato Accogliente, un progetto di comunità sperimentato e sviluppato negli anni a Ferrara e provincia fin dal 2011 che supporta, affianca e sviluppa concrete azioni di aiuto a favore di genitori e bambini in difficoltà. Vede coinvolte una decina di associazioni di volontariato, in collaborazione con Enti del terzo settore, Servizi pubblici, e con il coordinamento di Agire Sociale, ma soprattutto molti cittadini che con il loro contributo quotidiano permettono la realizzazione di questi aiuti, coordinati ma flessibili per poter essere più efficaci e vicini ai bisogni delle persone.
“La firma di questo accordo rappresenta un momento importante nei rapporti tra il volontariato, gli enti e i servizi pubblici del nostro territorio”, dice Laura Roncagli, presidente di Agire Sociale. “In questi anni abbiamo più volte sperimentato che la presenza di volontari che hanno una relazione di fiducia con la famiglia in difficoltà può fare da ponte tra istituzioni e singole persone che vengono aiutate, spesso straniere o con limitate competenze relazionali e comunicative, che purtroppo non comprendono neanche i propri diritti, i doveri o le modalità di muoversi sul territorio. Con questo accordo prevediamo una serie di impegni reciproci per favorire il continuo aggiornamento di operatori e volontari per quanto riguarda i servizi e le attività di aiuto nei diversi contesti, per sostenere la persona, in particolare se straniera con scarse capacità di comunicazione e relazionali, nell’incontro e confronto con gli enti e servizi, per condividere le modalità di presa in carico delle persone che si rivolgono ai diversi servizi o al volontariato e darne concretezza nella modalità più consona alle diverse situazioni. E’ un accordo questo che punta a fare crescere la cittadinanza attiva, coinvolgendola nell’ideare e sperimentare pratiche innovative di aiuto. Inoltre l’accordo è aperto all’adesione futura di altri soggetti che, nel perseguire tali obiettivi, intendano condividere con noi buone prassi di aiuto”.

Dal 2011 ad oggi sono stati avviati e portati a termine 126 (gennaio 2011 – sett 2018) accordi di volontariato accogliente, che prevedono una presenza media di due volontari per ciascun progetto, con un minimo di una a un massimo di sei persone coinvolte in situazioni più impegnative. Ogni accordo rappresenta una singola famiglia che riceve un aiuto basato sulla relazione con i volontari e si impegna ad attivarsi per uscire dalla sua difficoltà. In questi sette anni di progetti personalizzati, 135 cittadini volontari sono stati coinvolti nel volontariato accogliente, tra cui un gruppo di una decina di volontarie esperte, con il coordinamento di Agire Sociale e la supervisione di un counselor professionista, si incontra periodicamente per analizzare e verificare le diverse esigenze, valutare le opportunità e strategie di possibile risposta, ascolta le persone che chiedono un supporto, favorisce il contatto con i servizi facendo da ponte in situazioni particolarmente complesse, affianca e monitora in tutte le fase lo svolgimento del progetto.

“All’inizio i progetti di volontariato accogliente erano nati principalmente per sostenere l’accudimento e l’accompagnamento di minori quando il genitore, spesso solo o con numerosi figli, non riusciva a conciliare la cura dei figli con il lavoro. Ma negli ultimi anni abbiamo accolto richieste sempre più complesse e ci siamo trovati ad affrontare situazioni di forte criticità sotto molteplici aspetti”, continua Silvia Peretto, Direttrice di Agire Sociale. “Dalla scuola al lavoro o la sua assenza, alla situazione abitativa spesso precaria, alle difficoltà genitoriali o educative, alle pratiche per il permesso di soggiorno o di natura sanitaria, sono tutti aspetti che, anche se di competenza degli enti preposti, rendono molto difficile ai volontari affiancare un percorso di miglioramento del nucleo famigliare o agire in un’ottica di prevenzione soprattutto per bambini e adolescenti che vivono a rischio di povertà economica ed educativa. A questo punto si poneva la scelta o di fermarsi nell’aiuto oppure di unire le forze per fare una rete più collaborativa con enti e servizi locali. E’ così che ci auspichiamo che questo nuovo strumento ci consenta di facilitare la conoscenza e il confronto diretto tra professionisti, operatori e volontari impegnati nell’aiuto a famiglie in situazioni di fragilità, in particolare se intervengono nella medesima situazione, partendo sempre dal protagonismo della persona che chiede aiuto”.

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