Si incomincia con la luna, si finisce con il sole
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Un divertissement semiserio sulla nostra organizzazione del tempo: avete mai fatto caso a come abbiamo ripartito la settimana e ai simboli associati a ogni giorno? Il primo è lunedì; che sia il giorno dedicato alla luna lo conferma anche la nominalizzazione inglese “mo(o)nday”. La settimana incomincia e già ci girano… Luna storta, tutto da fare, attacca la solfa. Martedì scende in campo il dio guerriero, Marte. Ventiquattro ore sono trascorse e come al solito bene e o male ce ne siamo fatti una ragione: tocca combattere di nuovo, e allora avanti, ci si arma di pazienza e determinazione; siamo pronti a giocare la partita e schieriamo le nostre pedine.
Siamo a mercoledì, arriva in soccorso Mercurio dio dell’eloquenza e della comunicazione. Dopo avere sfoderato gli artigli e mostrato l’arsenale, è il momento della diplomazia: se vogliamo portare a casa il risultato dobbiamo trattare, dialogare, siglare le intese. Ed eccoci a giovedì. E’ il momento di stringere, di portare a sintesi, di concretizzare. Occorre dare il meglio per non vanificare gli sforzi compiuti e garantirci un buon esito. In aiuto ci viene Giove, la divinità somma, a lui ci appelliamo.
Venerdì, la settimana volge al termine e già pensiamo a ciò che ci attende: dormire, forse sognare; la bellezza del riposo, le tentazioni dei sensi… Il dì di Venere.
Sabato, finalmente! Il giorno di Saturno (saturday), e tutto ci gira intorno, adesso ci sentiamo i protagonisti. E’ qui la festa. E noi siamo il Re.
Infine domenica: per chi è devoto, il giorno del Signore (Dominus); per chi è agnostico, un giorno di contemplazione della natura (“sun”, sunday: il sole) e dell’universo (“dom”, la nostra casa). Per chi invece ha tristemente l’ego ipertrofico e si sente “dio in terra”, semplicemente un altro stucchevole momento di esaltazione, tripudio e autocelebrazione di se stesso: Signore e Padrone, Sole al centro del cosmo.

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Sergio Gessi
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani