Quando eri piccola guardavi le persone come se fossero cose da raggiungere. Traguardi. Tua madre: un traguardo. Tua nonna: un traguardo. Persino la portinaia, con quel suo modo così sicuro di sfilare i saliscendi e spalancare le imposte sulla strada: un traguardo. Guardavi quelle facce ed era come se misurassi la distanza da saltare per poter diventare come loro. Per lasciarti alle spalle la piccola te che ero e diventare finalmente loro. Poi, via via che smettevi di essere piccola senza mai diventare grande, hai scoperto che il vero traguardo eri tu, non loro. E hai valuto che la distanza da saltare era incolmabile. Sergio Claudio Perroni, Il principio della carezza.
In una città deserta e solitaria, due persone si incontrano. Un uomo e una donna separati da una finestra che divide mondi e unisce solitudini. Lei una scrittrice con poca fiducia in se stessa e nel futuro, lui un lavavetri sognatore che incanta con i suoi pensieri che paiono stravaganti ma che racchiudono una profondità d’animo d’altri tempi e mondi. Il principio della carezza, di Sergio Claudio Perroni, e’ la storia del loro incontro, due vite molto diverse che hanno in comune un passato da dimenticare e un presente che intreccia, in un infinito abbraccio, amarezza e amore. Lei si fa chiamare Ninfa Avvenire e invita i suoi lettori a smettere di abitare i giorni come se fossero un incidente del tempo e a cominciare a considerarli ospiti preziosi, amanti da incantare, chiavi e porte di passione interminabile. Lui è affascinato da quelle righe, e dalla sua gondola appesa nel cielo, dalla quale pulisce i vetri, inizia ad apprezzare la poesia di una donna che per lui diventa ispirazione, di una creatura che vorrebbe vedere nello specchio ogni giorno. Una vecchia foto firmata Spazzacammino, con due emme, proprio con due emme, da l’idea di quanto lui voglia apportare a una vita disillusa e disincantata. Il dialogo fra i due e’ meraviglioso, giorno dopo giorno l’armonia
cresce e si percepisce, gli scambi di pensieri e riflessioni portano in un mondo lontano che sa di leggero e magico. E mentre lui pulisce le finestre, lei annaffia le piante, in attesa di un bel pic nic sulla terrazza dell’edificio. Con sullo sfondo solo loro, moltitudine vista dall’alto, ciascuno seguito da una scia, che “si lascia dietro l’eco lattiginosa di ciò che è stato, di come lo è stato, di quanto lo è stato, una traccia traslucida qua e là più intensa, a volte spenta in un tratto, pulsante nel resto”. Perché “le scie di tutti si assomigliano, s’incrociano, si scavalcano, a volte s’intrecciano, ne fanno una più spessa, più esile, si biforcano, e ognuno è sparso nel buio con dietro la sua bava di vita… miriade di vite-cometa, sciame nel buio che ha per luce solo quello che è stato”. Le cose non restano mai ferme, le parole scorrono sulle pagine bianche del taccuino di Ninfa, il passato diventa un filtro meraviglioso (basta dargli tempo), mentre, fra un quaderno e una birra che accompagna una dolce crostata, due respiri e due solitudini si sfiorano e si avvicinano. Fino a comprendersi e (con)fondersi. Libro bellissimo.
Il passato è un museo di istanti collezionati.
Sergio Claudio Perroni, Il principio della carezza, La nave di Teseo, 2016, 101 p.
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Simonetta Sandri
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