da: ufficio stampa Gruppo Partito Democratico Emilia-Romagna
Zappaterra (PD): “Più fondi, snellimento delle procedure e sostegno ai giovani più in difficoltà”.
La Commissione politiche per la salute e politiche sociali dell’Assemblea Legislativa regionale ha dato il via libera, nel pomeriggio di oggi, al bando regionale per il Servizio Civile.
“La Regione Emilia-Romagna crede fermamente nel servizio civile nei settori della protezione civile e ambientale, della difesa del patrimonio artistico e culturale, dell’aiuto ad anziani e non-autosufficienti, dell’accoglienza e più in generale di un vasto insieme di attività di pubblico interesse. – sottolinea la Consigliera regionale PD Marcella Zappaterra – Per tanti giovani tra i 18 e 29 anni infatti, si tratta di realizzare un’esperienza significativa di cui si ricorderanno per tutta la vita, un’esperienza di solidarietà e servizio che contribuisce allo sviluppo di una maggiore consapevolezza di sé e all’autonomia dei nostri concittadini più giovani”.
“Nel 2016 ci sono a disposizione 600.00 euro che enti privati e pubblici possono utilizzare per realizzare e finanziare progetti di servizio civile su tutto il territorio regionale.
Grazie alla pianificazione regionale sono aumentate, rispetto al passato, le risorse a disposizione del Servizio Civile: nel triennio 2016-18 sono infatti garantiti 1,8 milioni di euro dalla Regione. Con il nuovo bando – prosegue la Consigliera ferrarese – si snelliscono le procedure per fare domanda, ma ci sono anche altre importanti novità: i progetti potranno avere una durata dai 6 agli 11 mesi per il primo anno e si apre alla possibilità di ripeterli anche nei due anni successivi fino a complessivi 33 mesi”.
“Il Servizio civile è un’opportunità che può davvero cambiare la vita di chi vi partecipa – commenta in conclusione Marcella Zappaterra – il bando che abbiamo approvato in commissione favorisce in particolare la partecipazione di disabili, di ragazze e ragazze che vivono in condizioni economiche e sociali difficili, dei NEET (ovvero coloro che non studiano né lavorano) e di chi vive in zone periferiche”.
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