Patrick cerca Raquel, lei è scomparsa dalla sua vita e dalla tela che stava dipingendo. Com’è possibile che un quadro perda un’immagine e una vita perda quella persona che ci stava dentro?
Il quadro mai dipinto di Massimo Bisotti (Mondadori, 2014) è un romanzo di ricerca dell’altro con cui ci si aiuta a ritrovare anche se stessi, smarriti ma con un obiettivo davanti.
Patrick lascia la sua città, Roma, e insegue, lucido e confuso, le deboli tracce che ha per ritrovare Raquel. Approda a Venezia, al Punto Feliz, un posto che diventerà il suo nuovo baricentro di affetti, è il punto felice perchè è questo ciò che Patrick sta cercando: “Quello che scopri allora nella tua anima è il punto felice. Una quiete insolita che sovrasta il tutto senza prevaricare niente e nessuno. Sovrasta te stesso e le tue preoccupazioni. Sospende i vecchi battiti per regalartene di nuovi”.
Il quadro mai dipinto è una storia sulla forza dei desideri, quelli scomodi da raccontare agli altri, quelli che si mettono giù in fondo abbastanza inascoltati finché non si impongono cambiando il corso delle cose.
Raquel è scappata e Patrick non sa ancora perchè, arriverà alla verità solo dopo altri smarrimenti e nuove consapevolezze. I luoghi che Patrick visita parlano di lei, di Raquel, le coincidenze sono fatali e determinanti per capire che le occasioni che la vita porge, senza una libera scelta che successivamente le confermi, sono nulla e resteranno per sempre alle spalle fino a scomparire.
Raquel è quell’amore che capita e che poi continui a scegliere con una meraviglia rinnovata, è il diritto alla felicità che – e Patrick lo scoprirà – , è “coesistere”, ricerca senza affanno, arresto e nuovo inizio, è centrare la vita in divenire mettendola in equilibrio come la bolla di una livella.
Ma dalla felicità spesso le persone fuggono per paura di non saperla cercare, perchè è più facile incrociare le braccia e preferire la penombra e allora si fa resistenza alla felicità, come verso una cosa che costa fatica e troppa incertezza, come se accontentarsi ed essere contenti fossero stessa cosa.
Il viaggio di Patrick è una partenza che se ne frega delle previsioni del tempo, è un dare per essere, ben al di là del dare per avere, è una scelta che non mette la gioia da una parte e la paura dall’altra, ma ne fa una pasta unica, è un rimestare anche il brutto e il pericolo, è avere la vertigine di fronte a un sentimento, ma poi riuscire a guardarlo.
Patrick ha scelto per il tutto, perchè, alla fine, l’amore che si affaccia solo a metà non è amore.
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Riccarda Dalbuoni
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