Da: Organizzatori
-“ITACA, PENELOPE E I MAIALI –
Piccola Odissea contemporanea di sogni, di amori e di barbarie”
– silloge – 2019 –
– Autore: Zairo Ferrante
– Editore: Il Foglio letterario
– Isbn o codice id: 9788876067969.
Prefazione di Michela Zanarella
La nuova raccolta di poesie di Zairo Ferrante ‘Itaca, Penelope e i maiali (piccola Odissea di sogni, di amori e di barbarie)’ si presenta come opera originale e matura. L’autore è il fondatore del DinAnimismo, movimento poetico-artistico rivoluzionario delle anime, riconosciuto come avanguardia dalla critica letteraria e sostenuto da numerosi artisti. Non è un caso, quindi, che nelle sue produzioni letterarie ci sia una continua ricerca e sperimentazione. Anche questa volta ci troviamo di fronte a un’operazione di scrittura particolarmente interessante. Già il titolo ci riporta all’Odissea, poema epico di Omero. Penelope è uno dei personaggi, moglie del re di Itaca, Odisseo o Ulisse. Rappresenta la fedeltà, poiché aspettò per vent’anni il ritorno del marito dalla guerra di Troia. Il tempo, l’attesa, la pazienza: La mitologia diventa lo strumento essenziale per riflettere in versi e per riappropriarsi del valore delle cose. Ferrante parte proprio da Omero, il poeta greco che segnò la storia con l’Iliade e l’Odissea: “Una perla sfumata, opale di rosa, si dondola/tra il mare e la terra ed accende la vita/e i vecchi ricordi”, troviamo gli echi del passato e il presente di “spietati statisti e smartphone alla mano/e monitor caldi, a creare ricchezza/e vender speranze ad esili teste”. Viene spontaneo fermarsi e pensare. La letteratura contemporanea si è concentrata spesso sul ritorno di Ulisse nelle sembianze di mendicante, il tema del riconoscimento è sempre stato essenziale. Qui il poeta utilizza momenti precisi di vicende mitiche per interrogarsi sulla società. Ecco che Omero diventa un ‘dono’ di conoscenza, un tramite ancora attuale. Si prosegue con la leggenda di Scilla e Cariddi, due mostri del mare che vivevano dentro lo stretto di Messina. Odisseo dovendo passare lo stretto, preferì rischiare di passare vicino a Scilla piuttosto che a Cariddi. Ferrante riprende il mito e lo riporta al nostro tempo raccontando ciò che accade: “dilaga il boato del vuoto, inutili voci/di bimbi e di madri, ignoti fratelli/nel cupo giaciglio si perdono e muoiono/inghiottiti in silenzio da Scilla e Cariddi”, migliaia di persone continuano a perdere la vita in mare nell’indifferenza di tutti. Il poeta lancia un monito, lo fa con parole taglienti, vere, spontanee. Sa che farlo è necessario. Utilizza la storia, la letteratura. Dovremmo apprendere dal passato per non ripetere gli stessi errori di chi ci ha preceduto. Tra le poesie l’autore lascia spazio al lettore, lo invita a interrogarsi e prendere nota dei propri pensieri. Un’idea curiosa, rara, brillante. Appare Circe, altra figura della mitologia greca, maga semidea con poteri straordinari che viveva nell’isola di Eea. Amava Odisseo e trasformò i suoi compagni in maiali. Attirava gli uomini col suo fascino, per questo il suo nome è entrato nel vocabolario come sinonimo di seduttrice. Ferrante la associa al sortilegio, a quell’attrazione dell’uomo per ‘schiere di cose, futili oggetti”. È come se la nostra società fosse stata plagiata dal consumismo. Stiamo vivendo in un’epoca in cui il bisogno sfrenato di possedere e sentirsi appagati supera ogni limite. Non poteva mancare il riferimento ai maiali che il poeta paragona agli uomini tutti uguali, omologati al sistema. È un viaggio omerico moderno quello di Ferrante: Da Polifemo ad Argo, dalle sirene ad Eumeo, il suo è un percorso di esplorazione dell’esistenza e dell’umanità con i suoi limiti. Non è facile ritrovarsi. Non è impossibile riconoscersi. Il poeta ci offre la parola come strumento di rinascita. La poesia è un dono così come lo è la vita. “La felicità continua ad esistere con noi e con tutto l’Universo”. Ferrante ci chiede impegno per non dimenticarlo.
SCILLA E CARIDDI: IL VUOTO
(Versi estratti dalla Raccolta)
Fili d’argento si tessono sullo specchio
dell’acqua baciata da un soffio di luna.
Placide acque si scorgono a prua frattanto
che figli di un Dio minore s’ammassano
e spingono e sperano e piangono.
Beffardi sorridono i porci acclamati dal volgo
perfino Poseido, attonito, di spalle si volta.
Nessuno li ascolta, si sbattono porte,
come tombe di morte si serrano i porti.
E intanto s’espande il fragore del nulla,
dilaga il boato del vuoto, inutili voci
di bimbi e di madri, ignoti fratelli
nel cupo giaciglio si perdono e muoiono
inghiottiti in silenzio da Scilla e Cariddi.
Zairo Ferrante, nato ad Aquara (Sa) nel 1983, è Medico Radiologo a Ferrara dove ha conseguito laurea e specializzazione. In ambito poetico e letterario nel 2009 ha fondato il “DinAnimismo”, un movimento poetico/artistico già riconosciuto come neo-avanguardia da una parte della critica letteraria. Ha pubblicato tre libri di prosa e Poesia: “D’amore, di sogni e di altre follie” (este edition 2009), “I bisbigli di un’anima muta” (CSA editrice 2011) e “Come polvere di cassetti” (David and Matthaus 2015). E’ possibile leggere suoi scritti su molteplici riviste e periodici culturali on-line e cartacei. Alcune sue poesie sono state inserite in antologie collettive ed anche tradotte in Inglese, Spagnolo e Francese. Ha ottenuto diversi riconoscimenti e premi sia in Italia che all’Estero.
Link utili:
https://sito.libero.it/zairoferrante/
https://e-bookdinanimismo.myblog.it/
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