“Se l’Europa facesse un selfie avrebbe il volto della noia” ha detto il nostro presidente del Consiglio in una sede autorevolissima pochi giorni or sono.
Non oso pensare come sarebbe il selfie dell’Italia dopo l’intervista rilasciata ieri alla stampa dal suo ministro degli Interni, nonché capo della seconda forza di governo, Angelino Alfano.
Il baldanzoso ex enfant prodige di Berlusconi avanza tre proposte davvero innovative per l’agenda dei prossimi “mille giorni” del governo Renzi.
Punto 1, meno tasse (manca solo il “per tutti” per riportarci al fortunato slogan di una campagna elettorale di diversi anni fa).
Punto 2, meno burocrazia (ben detto, ma anche questo sembra di averlo già sentito).
Ma il punto delle meraviglie, la grande innovazione capace di proiettare il nostro Paese nel futuro è sicuramente il terzo: nientepopodimeno che l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori! Quello – lo ricordo per i più distratti – che prevede che il licenziamento illegittimo non è valido.
Altro che noia, qui siamo proprio al senso di nausea!
Il ministero del Lavoro ha certificato nei giorni scorsi che in Italia da quando c’è la crisi vengono licenziati ogni anno più o meno un milione di lavoratori dipendenti. Un milione ogni anno! Non male su una platea complessiva di meno di 17 milioni di lavoratori dipendenti!
Nel 2013 i licenziati sono stati per l’esattezza 923.250, comprensivi di tutte le forme di licenziamento: per giustificato motivo (oggettivo o soggettivo), per giusta causa o per licenziamento collettivo. Nel 2012 erano stati anche di più: 1.038.142.
In più sarebbe interessante sapere quanti dei tantissimi (1.435.395!) che si sono dimessi di propria iniziativa l’hanno fatto davvero spontaneamente e non perché magari sono stati messi nelle condizioni di doverlo fare o addirittura perché avevano firmato in partenza una lettera di dimissioni in bianco, pratica ancora – ahimè! – molto diffusa.
Anche a Ferrara, nel nostro piccolo, non scherziamo: 3.700 licenziati nel 2013, ai quali vanno aggiunti circa 3.900 dimissioni volontarie. Licenziamenti e dimissioni che contribuiscono all’impennata record del tasso di disoccupazione provinciale, di cui oggi si accorge anche la stampa locale, dopo la pubblicazione di una indagine del Sole 24 Ore (noi avevamo già commentato la notizia nel marzo scorso, quando fu pubblicato il dato Istat [leggi].
Ebbene, di fronte a questi dati assai eloquenti, o meglio: ignorando e sottacendo questi dati, come fanno del resto abitualmente anche i grandi mezzi di comunicazione, si continua a raccontare che il problema del nostro mercato del lavoro starebbe nella difficoltà a licenziare e che quindi bisognerebbe abolire ogni residua per quanto fragile protezione di cui ancora “gode” una parte dei lavoratori nei confronti di un licenziamento totalmente immotivato. Così da superare – come ci spiegano da anni quasi quotidianamente gli onorevoli Sacconi e Ichino – il loro “ingiustificato privilegio” nei confronti di chi è privo anche di quella protezione.
Cioè: se io ho un ombrello e tu no, meglio che ci rinunci anch’io, così ci bagniamo insieme. Mal comune, mezzo gaudio. Ma non si gode poi tanto, soprattutto al pensiero che poi c’è qualcun altro che dell’ombrello non ha nemmeno bisogno, perché se ne sta comunque ben riparato al caldo.
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Giuliano Guietti
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