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Lione 21 luglio 2010, tappa francese del “Get Lucky tour”.
Il concerto è arrivato oramai alla sua conclusione. Manca solo un ultimo pezzo.
L’apertura è da brividi.
Il palco è nella semi oscurità, si sentono solo le note delle cornamuse.
Entra lui. Mark Knopfler in piedi è gigantesco.
Inizia a cantare Piper to the end
Si avverte subito che non si tratta solo di una dolcissima canzone.
‘Piper To The End’ l’ha scritta per suo zio Freddie, un suonatore di cornamusa del primo battaglione, Tyneside Scottish, ucciso in battaglia nei pressi di Arras, nel maggio 1940, all’età di soli vent’anni.
Naturalmente non può averlo conosciuto ma era molto affezionato al fratello di Freddie, Zio Kingsley. Fu lui quand’era bambino ad avergli insegnato a suonare il pianoforte boogie-woogie e trasmesso l’amore per il suono delle cornamuse.
Sono i primi concerti dove esegue pubblicamente questa canzone creata da pochi mesi.
Canta con voce calma, calda, la commozione è trattenuta dallo scandire con forza le singole parole, con voce ferma, tono su tono.
L’atmosfera è straordinariamente coinvolgente, colpisce l’espressione tirata sulla faccia del musicista.
Infatti più che quello di un lontano nipote, la sua interpretazione ricorda quella di un padre.
La canzone sembra una preghiera alzata fino al cielo dalla musica, in quel cielo dove, se non ci saranno le cornamuse il ragazzo, si dice nel testo, tornerà giù.
Le strofe avvolgono il pubblico coinvolto in quello che più che uno spettacolo ricorda una commemorazione.
Il violino entra in scena sulle ultime battute finali e Mark lascia parlare la chitarra.
Gli accordi fanno vibrare l’anima e anche ad ascoltarlo e vederlo oggi in video sembra di essere lì con lui.
È un crescendo .
Gli altri musicisti circondano Mark accompagnandolo a ricevere l’abbraccio della gente che ha capito.
Molti non trattengono una commozione che riposa sul dispiacere più grande… assistere impotenti alla perdita di una vita di soli vent’anni.
Adesso Knopfler guarda davanti a sé, col braccio alzato e il pugno chiuso saluta chi lo applaude girandosi prima da una parte e poi dall’altra.
La sua corporatura massiccia diviene in piedi ancora più imponente, ma non riesce a nascondervi dentro il suo sguardo commosso e ne fa dono a tutti .
È vestito con una normale camicia azzurra e un paio di jeans. Si toglie la chitarra e la appoggia alla sedia dove si era seduto per cantare: tutto normale… nessun divismo per uno dei più grandi chitarristi di questo mondo.
Sarà il suono della cornamusa conosciuta grazie a quel suo giovane zio ad accompagnarlo poi nella sua carriera e a consolare anche noi che continuiamo a vedere ragazzi strappati troppo presto dalla vita quando la Vita stessa dovrebbe rimanere attaccata ai loro capelli e ai loro sorrisi.

Piper to the end (Mark Knopfler, 2009)

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Roberto Paltrinieri



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