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Da Organizzatori

Luigi Marattin è uno dei prototipi della gioventù renziana: rottamatore pienamente inserito nei palazzi del potere e nelle gerarchie baronali dell’università, arrogante e scalatore, pieno di una retorica pomposa e vuota. Alle poltrone il giovane Pdista Marattin è abituato fin dalla tenera età: non solo quelle accademiche, ma anche quella del consiglio comunale di Ferrara e di varie commissioni, quella del consiglio di amministrazione della Holding Ferrara Servizi Srl, quella di assessore al bilancio sempre del comune di Ferrara. Nel 2014 padron Matteo chiama e Marattin entra a far parte dei consiglieri economici del governo. Da questo scranno Marattin è stato uno dei principali ideatori dell’infame decreto Salvabanche, che dalla sera alla mattina ha depredato i risparmi di centinaia di migliaia di vite di lavoro per salvare le banche degli amici del governo, dei suoi padroni e delle famiglie dei potenti, Boschi in primis. Sono passati quasi 17 mesi da quell’ignobile 22 novembre 2015, e l’unica cosa che abbiamo visto da parte del governo, del Pd e dei Marattin sono volgari menzogne, inutili promesse, ancora menzogne e, ora, il tentativo di cancellare la memoria di quello che è successo.
Lui dice di dividere il suo tempo tra i palazzi del potere romano e l’impegno universitario, anche se a lezione e a ricevimento – dicono gli studenti – Marattin si fa vedere ben poco. Per quanto non esiti, dall’alto delle sue poltrone e del suo disprezzo per i giovani – quelli veri, quelli che devono sudarsi un titolo che a poco serve di fronte a un futuro di incertezze e lavoretti precari – a schierarsi con la polizia che entra in una biblioteca per manganellare gli studenti. Allora oggi, intorno alle 11.30, abbiamo deciso di venire noi da lui, nel suo ufficio, insieme risparmiatori e studenti, lavoratori e precari, giovani e non più giovani, generazioni diverse accomunate dalla voglia di riprenderci la vita, il presente, la giustizia.
Ovviamente l’impegnatissimo Marattin non c’era, magari starà progettando un altro decreto salvabanche e salvapotenti. Però noi ci siamo e ci saremo sempre per combattere contro l’ingiustizia, quella che abbiamo subito noi, quella che quotidianamente subiscono tutti quelli che pagano i costi dalle loro crisi e dei loro disastri. La porta del suo ufficio è stata tappezzata di volantini con Marattin e Renzi che rapinano i nostri risparmi, mentre il pavimento è stato inondato di banconote a zero euro (il valore che hanno i nostri soldi dopo il salvabanche). Dopo una conferenza stampa, in cui abbiamo spiegato le ragioni della nostra azione, abbiamo lasciato sulla porta di Marattin un ricordo: un sacchetto pieno di letame. Visto che lui e la sua cricca ci hanno messo nella merda, noi gliela riportiamo nel suo ufficio. Alla prossima!

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