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Il 22 gennaio 2019 la Francia aveva firmato un trattato bilaterale di cooperazione con la Germania ad Aquisgrana, accordo che aveva voluto segnalare ai partner europei chi erano quelli che contano davvero. Oggi l’Italia, con il Patto del Quirinale stipulato con la Francia, si sente un po’ più vicina a quelli forti, meno isolata nel caos di interessi particolari mai sopiti e interni all’Unione Europea.

Un Trattato firmato da Macron in concomitanza dello smacco subito nell’indo-pacifico, dove ha dovuto rinunciare alla vendita dei suoi sommergibili, che si rivelerà di sicuro a trazione francese, visto che tra i due la Francia è sicuramente il Paese con una maggiore esperienza geopolitica e con una visione del futuro incentrata su suoi interessi nazionali a renderla più vicina ai concetti di impero e di potenza.

E su questa strada la Francia vuole disegnare gli assetti europei sui propri scenari geopolitici anche all’interno dell’Ue, ridimensionando la Germania di cui però ha bisogno finanziariamente in previsione della costituzione di un esercito europeo che vede a guida francese e pagato dai tedeschi. L’Italia ha bisogno, non potendo contare a vita solo su Draghi, di tutele per assicurarsi maggiore empatia quando sarà chiamata dai soliti rigoristi alla restituzione dei soldi del PNRR. Soldi di cui se ne poteva fare ovviamente a meno, ma siccome invece li abbiamo voluti, questo ci legherà ancora di più alle distorsioni dell’euro, alle garanzie tedesche sul debito comune e tendenzialmente ci prospetta un probabile ritorno alle ricette “lacrime e sangue” di montiana memoria già dal 2023.

Grazie alle politiche pandemiche espansionistiche dell’era Draghi abbiamo visto deficit stellari e con questi, insieme al resto del mondo che in questi ultimi due anni ha seguito lo stesso programma, abbiamo evitato di crollare in una recessione simile a quella del post Lehman Brothers, ma questi deficit hanno fatto alzare a noi il nostro debito pubblico e a chi già comincia a chiedere un ritorno al rispetto delle vecchie regole la pressione.

Per fortuna nostra però anche la Francia non ha nessuna voglia di tornare all’austerity e ai nordici parametri suicidi in materia di deficit e debito, e quindi questo avvicinamento ci autorizza a sperare in una sua intercessione quando ci sarà da lottare con i falchi europei. Da sottolineare che a livello di conti (nonostante il suo maggior credito internazionale e il fatto che nessuno ha fatto con essa la voce grossa come con l’Italia e i paesi mediterranei) Parigi è messa peggio di noi, sia per i deficit da bilancia commerciale, quindi nei rapporti finanziari con l’estero, che per quelli sul bilancio interno primario.

Quindi con questo accordo la Francia segue i suoi progetti di accerchiamento della Germania, l’Italia si avvicina ad una nazione con più voce e credibilità in Europa per guardare con meno apprensione al richiamo agli equilibri di bilancio.

In Europa ci sono il gruppo dei falchi, quelli delle colombe, quelli che vogliono più migranti, quelli che non ne vogliono, Visegrad, i mediterranei, quelli che vendono e quelli che comprano quindi quelli con i debiti e quelli con i crediti. Di sicuro ci sono due paesi forti: la Francia e la Germania, e tanti paesi che arrancano costretti a modelli di sviluppo teutonici e quindi per loro innaturali, ci sono paesi con diverse visioni di democrazia e sui diritti umani, c’è chi ha interesse ad espandersi ad Est (Germania) e chi non dimentica il suo passato imperiale (Francia). Insomma siamo fratelli diversi, quindi c’è bisogno di tutelarsi dal troppo amore e allora ci affidiamo a qualche trattato bilaterale. Alcuni si sentono più vicini di altri, tutti fingono che le cose stiano andando per il meglio.

La Francia ha visione, ha obiettivi nazionali mai sopiti, sa stare al mondo e questo ci dovrebbe intimorire ma oggi un avvicinamento ci fa più comodo di ieri, del resto facciamo tutti parte del vero impero e in quell’ambito resteremo, quello americano, e sarebbe impossibile ad oggi pensarne un altro. Ma all’interno dell’impero americano esistono degli spazi di manovra che potrebbero essere sfruttati, qualcuno lo sa e cerca di crearsi il suo spazio vitale mentre altri fanno finta per rimanere a galla.

Intorno a noi c’è una catastrofe geopolitica. Il mediterraneo sta diventando un problema che qualcuno dovrà gestire e sicuramente questo qualcuno avrebbe la benedizione americana, visto gli impegni per contenere la Cina in cui loro sono impegnati dall’altra parte del mondo. Il Paese candidato naturalmente per storia e posizione geografica sarebbe stato l’Italia, ma ovviamente non ne siamo stati capaci per chiara carenza di visione politica estera e di difesa. In sintesi, siamo stati cacciati dalla Libia in primis grazie ai francesi e adesso cerchiamo di legarci a loro per riprendere un controllo che da soli non riusciamo nemmeno ad immaginare.

Washington per questioni mediterranee e dintorni si rivolge oramai ai turchi (loro c’erano anche a Doha in assenza di invitati europei), superando tutte le perplessità che un personaggio come Erdogan può suscitare, per mancanza di altro. I turchi stanno ripercorrendo le strade del fu impero ottomano nei Balcani partendo dall’Albania dove l’Italia dovrebbe tendenzialmente e geopoliticamente avere una presenza maggiore. Ankara ha stipulato con Tirana un accordo di cooperazione militare a inizio 2020 che è entrato in vigore ad agosto dello stesso anno. Il parlamento albanese ha poi approvato lo stanziamento dei fondi necessari all’acquisto dei droni turchi Bayraktar Tb2.

È presente in Africa settentrionale a vario titolo, ed è oramai una presenza consolidata in Libia, dove ci sono interessi italiani quanto francesi, quindi europei, mentre spadroneggia nel Mediterraneo minacciando se capita le navi italiane quanto quelle francesi (il 10 giugno una nave turca carica di armi diretta in Libia ha minacciato di cannoneggiare fregate francesi ma già aveva violato l’embargo il 28 maggio, quando una nave mercantile partita da Istanbul attraccò indisturbata nel porto di Misurata, carica di carri armati M-60). Ovviamente se per l’Italia essere messa all’angolo non è un problema per la Francia il discorso cambia.

Insomma l’Italia non è in grado di occuparsi da sola dei suoi stessi interessi nel cortile di casa (Mediterraneo, Libia, Balcani, rotte migranti e nord Africa) per ragioni di miopia politica, per mancanza di visione geopolitica e di individuazione dei propri interessi nazionali anche all’interno dello spazio di controllo americano. Sa perfettamente che non sarà in grado di tutelarsi da sola dalle imminenti imposizioni europee di riduzione di spesa (se sarà obbligata al ritorno agli equilibri di bilancio e a surplus sul bilancio primario … addio alle crescite del 6%), cosa le resta da fare?

Ci giochiamo la carta francese, con la speranza che l’abbraccio non sia troppo stretto e che non diventi mortale.

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Claudio Pisapia

Dipendente del Ministero Difesa e appassionato di macroeconomia e geopolitica, ha scritto due libri: “Pensieri Sparsi. L’economia dell’essere umano” e “L’altra faccia della moneta. Il debito che non fa paura”. Storico collaboratore del Gruppo Economia di Ferrara (www.gecofe.it) con il quale ha contribuito ad organizzare numerosi incontri con i cittadini sotto forma di conversazioni civili, spettacoli e mostre, si impegna nello studio e nella divulgazione di un’informazione libera dai vincoli del pregiudizio. Cura il blog personale www.claudiopisapia.info


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