“Scoperta la pianta più antica dell’Erbario di Unife. Ha 226 anni”
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Da: Comunicazione Istituzionale e Digitale Unife Ufficio Stampa
Con un cartellino datato 31 agosto 1793 Illecebrum paronychia L., oggi molto probabilmente da attribuire alla specie Paronychia argentea Lam, è la pianta più antica dell’Erbario dell’Università di Ferrara che ha sede presso l’Orto Botanico, Corso Porta Mare, 2 (Sistema Museale di Ateneo).
A scoprirlo in questi giorni la Dott.ssa Lisa Brancaleoni, Curatrice dell’Erbario, grazie ad uno studio approfondito dell’Erbario Campana, che prevede la schedatura elettronica di ogni singolo campione. Sono più di 3000 le piante che Antonio Campana, Professore di Botanica dell’Ateneo di Ferrara, raccolse ed essiccò all’inizio del 1800 e che oggi sono custodite presso l’Erbario di Unife.
La prima e unica revisione di questo Erbario è del botanico Eugenio Baroni nel 1929. Nella sua opera “Conspectus Generum Plantarum Quae in Horto Sicco Antonii Campana Reperentiur”, segnala che Antonio Campana ha effettuato le raccolte probabilmente tra il 1810 e il 1815 nella provincia di Ferrara e nell’Orto Botanico dell’epoca.
“Antonio Campana è stato molto parco di informazioni e raramente indica data e località di raccolta – spiega la Dott.ssa Brancaleoni – ma dall’analisi di circa 1000 campioni possiamo affermare che Campana erborizzò a Padova, Pisa, Firenze, Bologna, sugli Appennini e in Sicilia già nel 1804. In realtà le raccolte sono iniziate molto prima, dal 31 Agosto 1793, come testimonia il campione di recente scoperta. Paronychia argentea Lam ha fiori bianco-argentati, riuniti in densi glomeruli all’ascella delle foglie e all’apice dei fusti con fioritura da marzo a maggio. Ha un’areale di distribuzione tipicamente mediterraneo e in Italia è diffusa nelle garighe e nei luoghi aridi, per lo più silicei, in Liguria, Calabria e nelle Isole maggiori”.
“Anche se la pianta essiccata non è intera e non è riportato il luogo di raccolta – afferma Lisa Brancaleoni – la tavola è in perfette condizioni di conservazione. Questo significa che questa pianta, come tutti gli altri campioni dell’Erbario, rappresenta germoplasma ‘in sicco’ disponibile per analisi molecolari o genetiche. La catalogazione dell’Erbario Campana è solo all’inizio, i risultati non mancano e non smettono di stupirci. Il ritrovamento di questo campione ci rende orgogliosi per il lavoro di custodia e di valorizzazione dell’Erbario, come strumento scientifico di ricerca e come bene culturale dell’Ateneo e della collettività”.
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