STANDING OVATION: I PIU’ ACCLAMATI SPETTACOLI TEATRALI DEL XXI SECOLO
Il berretto a sonagli, regia di Giulio Bosetti, Teatro Comunale di Ferrara, dal 15 al 18 febbraio 2001
E finalmente ritorna uno dei capolavori di Luigi Pirandello: “Il berretto a sonagli”. Del resto questa straordinaria opera del grande drammaturgo agrigentino è quasi di casa a Ferrara, infatti è già stata rappresentata al Teatro Comunale nelle stagioni 1972/73 (con Turi Ferro e Ida Carrara), 1988/89 (con Tino Schirinzi e Maddalena Crippa) e 1993/94 (con Giustino Durano e Paola Borboni). Il nuovo allestimento è prodotto da Teatro Carcano di Milano – Teatro Biondo Stabile di Palermo, porta la regia di Giulio Bosetti e vede lo stesso Bosetti nel ruolo del protagonista.
La trama è notissima. Ciampa, scrivano “povero e vecchio”, sospetta il tradimento della propria giovane e bella consorte con il padrone, la gelosia della moglie di quest’ultimo fa scoppiare lo scandalo e Ciampa non esita a porre come risolutrice questa alternativa: o uccidere l’adultera e il suo amante oppure far credere pazza la padrona. Ed è proprio la (forse temporanea) pazzia, che insorge improvvisa nell’animo dell’accusatrice, a condurre verso il paradossale ma non per questo meno alienante epilogo della commedia. Solo se dichiarata pazza di fronte alla collettività, la donna potrà gridare a tutti, ovviamente non creduta, la presunta verità.
Composto da Pirandello (prima in siciliano e poi in lingua italiana) fra il 1916 e il 1918 e rappresentata per la prima volta al Teatro Nazionale di Roma, nel testo in dialetto siculo interpretato da Angelo Musco, “Il berretto a sonagli” è il logico porto d’approdo dell’odissea artistica di Giulio Bosetti, regista e attore, dopo anni di assidua frequentazione dell’universo pirandelliano. Poiché “Il berretto a sonagli” rappresenta in qualche modo l’equilibrio, per quanto precario e vacillante, tra la marmorea identità della persona e la labilità del ruolo attribuitole dal contesto, in ultima analisi fra la vita e la sua forma. La rilettura di Bosetti, fedelissima ai canoni e alla poetica dell’autore, stringe saldamente nelle mani le redini di quella sorta di cavallo ombroso che attraversa come impazzito tutte le “storie” pirandelliane sconvolgendone il conformistico e precario equilibrio e lasciando, quasi sempre, che questo si ripristini mentre finalmente cala ormai quieta la polvere della concitazione e il galoppo si allontana.
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Riccardo Roversi
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