Sardine… E chi se lo sarebbe mai immaginato? L’irrompere sulla scena politica di questo originale, inatteso e ancora magmatico soggetto aggregativo, che raccoglie il sentimento di una sinistra diffusa ma dispersa e orfana di rappresentanza, potrebbe ricreare uno spazio di espressione plurale per chi, oggi, voce non ha (e, solitario, al vento sino a ieri ha affidato il proprio lamento).
La novità, come tale, genera speranze e grandi attese (proporzionali alle tante frustrazioni patite negli ultimi anni); e insieme pure dubbi e ragionevoli timori, in considerazione dei rischi e delle incognite di cui la sfera pubblica è zeppa, nonché dell’imbarbarimento e della degenerazione delle relazioni sociali.
Ecco, allora, alcuni basilari avvisi ai naviganti, utili forse per sventare qualche ostacolo e magari favorire un positivo approdo per le prossime imprese alle quali le sardine s’apprestano.
L’avvertenza preliminare e procedurale, ad uso di coloro che, idealmente, si porranno ‘in testa ai cortei’, quali registi delle mobilitazioni, riguarda i rischi del settarismo, malattia infantile della sinistra, mai debellata: le pratiche inclusive, che sempre e giustamente si invocano quando si tratta di condannare le discriminazioni sociali, andranno coerentemente praticate anche in casa propria. Sarà, quindi, indispensabile essere rispettosi e tolleranti pure con il compagno di lotta (la sardina dell’onda accanto), al quale invece – come la più ‘sinistra’ storia della sinistra tragicamente insegna – spesso non si perdona neppure una divergenza sulle virgole… Serve, dunque, una ragionevole flessibilità: se la direzione di marcia è condivisa, sulle variabili di percorso ci si deve rispettosamente saper confrontare, accettando anche il dissenso (sissignori: pure quello interno, così indigesto a taluni), purché non si perda di vista la meta. La prima condizione di successo di questa inedita sfida che le sardine intraprendono sta quindi nel forzare alcune paratie, proprie degli apparati, che hanno perniciosamente condizionato anche la forma mentis di molti militanti e conseguentemente le loro modalità di azione e di relazione.
Innovativo sarebbe il reale pieno riconoscimento della dignità di espressione a tutte le diverse anime che compongono il diffuso e variegato arcipelago della sinistra: egualitaria, libertaria, solidale, pacifista, nonviolenta, ambientalista, ecologista, animalista, antiproibizionista, inclusiva e non omofoba…
È, questa, una condizione imprescindibile, poiché troppo spesso il battito della sinistra è stato -paradossalmente – soffocato proprio dall’intolleranza e dal settarismo.
Per quanto specificamente attiene alla nuova impresa, le sardine che hanno cominciato a invadere le piazze sono imprescindibili: per istinto naturale garantiscono la compattezza. Ma – stando alla metafora ittica – la loro massa d’urto deve essere potenziata da ‘delfini sapiens’, capaci di navigare nei mari aperti e in acque agitate; e pure da salmoni caparbi, in grado anche di nuotar controcorrente – non per posa, ma quando è giusto e necessario – sfidando il pensiero dominante, i luoghi comuni e le facili illusioni. C’è dunque da augurarsi che fra le sardine via siano anche esemplari di queste differenti specie.
Sardine sì, dunque: per il loro entusiasmo, lo slancio gioioso e giocoso, la capacità di trascinamento e di fare compattamente squadra. Consapevoli però – va ribadito – che la vivace forza del branco va sostenuta dall’intelligenza dinamica e dalla sagacia tattica che si attribuisce al delfino; nonché dall’attitudine a sfuggire i luoghi comuni e le soluzioni scontate, propria del salmone di razza (diffidando dalle tristi e perniciose imitazioni che sovente si infiltrano).
Infine – ma non per ultimo – programmaticamente sarà onesto, doveroso e aggregante dichiarare, oltre a “ciò che non siamo e ciò che non vogliamo”, anche quale idea di convivenza sta a fondamento dell’impresa. E’ necessario, quindi, al più presto, quantomeno tratteggiare pure la ‘pars costruens’, per delineare i tratti del mondo nuovo: i valori che lo sorreggono e il modello di sviluppo auspicato. Schierarsi ‘contro’ è utile ma non basta. È indispensabile chiarire anche ‘per’ cosa ci impegniamo.
E intanto vediamo se, anche a Ferrara, arriva l’onda…
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Sergio Gessi
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