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Sardine ovunque: ma nuotare ‘in direzione ostinata e contraria’
è l’unico modo per non farsi mettere in scatola

Articolo pubblicato il 30 Novembre 2019, Scritto da Francesco Monini

Tempo di lettura: 5 minuti


Novembre Duemiladiciannove: le sardine dilagano in un’Italia allagata.

Dopo ‘La Prima’, andata in scena a Bologna il 14 novembre con 15.000 sardine protagoniste, lo spettacolo si sta ripetendo ovunque. All’appello hanno già risposto più di 60 città (grandi, medie e piccole). Hanno già riempito le piazze di Modena, Sorrento, Reggio Emilia, Palermo, Reggio Emilia, Rimini, Marsala, Parma… Giovedì scorso le sardine manifestavano a Genova, Piacenza e Verona, ieri a Mantova, oggi invece saranno in 20 città: da Milano a Firenze, da Monfalcone a Pesaro, da Rovigo a Treviso, e a La Spezia, Cosenza, La Maddalena, perfino ad Amsterdam.

Sempre oggi, le sardine si sono date appuntamento alle 20 in piazza Castello, a Ferrara, la ‘roccaforte rossa’ (si fa per dire) caduta dopo settant’anni in mano della Lega e del Centrodestra. E da domani si ricomincia: Milano, Padova, Taranto, Avellino, Benevento, Ascoli Piceno, Cagliari, Siena, Taranto, Pescara, Dublino, Bari, Forlì, Torino… fino all’appuntamento del 14 dicembre a Roma, proprio nella storica piazza San Giovanni: dove a ottobre Salvini aveva raccolto 200.000 seguaci, le libere sardine vogliono arrivare al milione.

Fin qui i numeri, davvero impressionanti. E, ancora più sorprendente, è la rapidità e la capillarità con cui questo movimento (io lo chiamo così anche se molti non sono d’accordo) si è diffuso in tutta la penisola. Gli stessi media sono rimasti spiazzati. Esattamente come era successo alcuni mesi fa davanti ai ragazzini del Friday for Future. E sorpreso è stato tutto il mondo dei partiti e della politica, tutta la nomenclatura che, normalmente, si sbraita e si accapiglia in parlamento, in televisione, sui social.

Primo fra tutti – il più sorpreso, il più spiazzato, il più in difficoltà – colui che da molti mesi percorre incontrastato le piazze mediatiche e quelle reali. Negli ultimi due anni Matteo Salvini era stato l’ultimo (il penultimo era stato Beppe Grillo con i suo Vaffa day) a girare per l’Italia accolto da folle osannanti, l’unico a ‘fare il ‘pieno’ in qualsiasi piazza. Tutti gli altri (a sinistra come a destra) nemmeno ci provano a presentarsi sopra un palco all’aperto. Passato all’opposizione del governo giallo-rosso, Salvini ha raddoppiato il suo attivismo e, dopo aver trionfato in Umbria, sta puntando il mirino sulle elezioni di gennaio in Emilia Romagna, la regione simbolo della Sinistra.

In realtà, anche stando all’opposizione – complice quel poderoso vento di destra che agita tutto il pianeta (da Orban alla Le Pen, da Trump a Maldonado) – continua ad avere, anzi, ad essere in maggioranza: la sua narrazione populista e sovranista, il suo ritornello sugli emigranti invasori, sembra sovrastare qualsiasi voce contraria. Finché un giorno, senza nessun preavviso, senza nessuna regia occulta, arrivano quelle maledette sardine: giovani, pacifiche, ironiche, coloratissime. Cantano Bella Ciao, sbeffeggiano il leader leghista, si dichiarano antifasciste, anti-populiste, anti-sovraniste. Così il popolo delle sardine ha occupato il campo e rischia di rubare la scena a Matteo Salvini. Il quale Salvini fa spallucce, ostenta la consueta sicurezza, ma non riesce a nascondere la preoccupazione. Come fai a vincere sulle sardine? Quelle, sono molto più pericolose di Conte, Di Maio e Zingaretti messi insieme.

Finita la sorpresa, sono cominciati i commenti, le analisi, le obiezioni, le critiche. Le insinuazioni. E naturalmente i buoni consigli alle giovani, ingenue e inesperte sardine che si stanno avventurando nel procelloso mare della politica.

La prima obiezione, solo apparentemente fondata, è che le sardine, prendendosela in primis con Salvini, fanno opposizione all’opposizione, invece che al governo in carica. ‘E’ un controsenso’, ripetono tutti gli esponenti della Destra e del Centrodestra. E non solo loro. Anche commentatori e intellettuali progressisti – anche Claudio Pisapia su questo giornale – muovono la medesima obiezione. Senza capire che siamo di fronte a un movimento spontaneo e di massa, non ad un partito o a una formazione politica organizzata. I movimenti fiutano l’aria e si muovono (pro o contro) di conseguenza. Così, le sardine hanno sentito come insopportabile l’egemonia (mediatica, culturale, politica) della narrazione populista, sovranista ed egoista. Contro questa egemonia – che oggi è di fatto in maggioranza in Italia e in Europa – hanno deciso di battere un colpo, di rendersi visibili, di proporre una diversa narrazione. E si sono dati appuntamento in piazza, una esperienza che molti ventenni e trentenni non avevano mai provato in vita loro.

Dietro Greta Thunberg, ad animare il movimento planetario del Friday for Future e del Green Friday (anche ieri è andata in scena una replica in 139 città italiane e in tutto il mondo), sono i teenager, i ragazzini del terzo millennio. Gli inventori e promotori del popolo delle sardine sono invece i ventenni e trentenni, la cosiddetta ‘generazione invisibile’. La grande novità – tutta politica – di questi movimenti sta proprio qui. L’emersione (nel caso delle sardine mi sembra la parola giusta) di nuovi soggetti che fino allora se n’erano stati zitti e buoni, solerti consumatori dell’ultimo articolo immesso sul mercato.

Eppure l’odore delle sardine a molti non piace, storcono il naso. Siete effimeri, un fuoco di paglia destinato a spegnersi rapidamente  Siete infantili, ‘troppo poco politici’, siete solo contro, non proponete niente di concreto. E, visto che affollate le piazze, visto che siete un popolo, siete populisti anche voi. In un talk show ho sentito un giornalista evocare addirittura gli orrori della Rivoluzione Russa e appioppare alle sardine una citazione (storpiata) di Lenin: “L’infantilismo è la malattia del comunismo”. In realtà Lenin diceva che “l’estremismo è la malattia infantile del comunismo”. Beh, tutto si può dire delle sardine, tranne che siano un movimento estremista e violento..

Non so se le sardine avranno una lunga vita, non so che direzione prenderanno nel prossimo futuro, ma la loro navigazione è piena di insidie. Insieme alle critiche, stanno infatti arrivando anche gli applausi e i complimenti. Più o meno interessati. Probabilmente c’è qualcuno che sogna – qualcuno ci prova sempre – di ‘incanalare il movimento’; di metterci sopra il cappello, o la propria bandiera.  Da qui viene il pericolo maggiore, non dai pinguini sovranisti recentemente apparsi sul web.

Per ora le sardine nuotano libere, se però non riusciranno a difendere la loro autonomia, corrono il rischio inscritto nel triste destino di alici e consimili, quello di finire in scatola.

 

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani