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Da MOSCA – Secondo uno studio pubblicato il 31 gennaio scorso dalla rivista medica inglese The Lancet, in Russia un maschio su quattro muore prima dei 55 anni a causa di assunzione d’alcol eccessiva, risse, suicidi e incidenti stradali provocati direttamente o indirettamente da tale abuso.
Lo studio e la ricerca, coordinati dal professor David Zaridze, sono stati condotti tra il 1999 e il 2008, su un campione di 151.000 russi delle città di Barnaul, Byisk e Tomsk, in Siberia. Il tutto finanziato dall’UK Medical Research Council, dal British Heart Foundation, dal Cancer Research UK, dall’Unione Europea e dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Interviste a bevitori e a familiari di parenti deceduti a causa dell’alcol hanno portato ai risultati presentati nello studio.
La ricerca ha isolato l’impatto della vodka sui suoi intervistati da altri fattori quali fumo, educazione, luogo di residenza. La scelta della Siberia è stata motivata dal fatto che qui i tassi di mortalità sono simili a quelli nazionali.
Dallo studio è emerso che fra 57 361 uomini fumatori senza malattie pregresse, il rischio di decesso all’età di 35-54 anni è del 16% per coloro che consumano meno di una bottiglia di vodka a settimana, del 20% per coloro che ne consumano 1-2 a settimana e del 35% per chi ne consuma tre o più a settimana. Il corrispondente rischio di morte all’età di 55-74 anni è stato indicato nel 50% per coloro che consumano meno di una bottiglia di vodka a settimana, del 54% per coloro che ne consumano 1-2 a settimana e del 64% per chi ne consuma tre o più a settimana. In generale, è anche emersa la maggior pericolosità della vodka rispetto alle altre bevande alcoliche, per la presenza di etanolo in quantità superiori.
L’aspettativa di vita in Russia è di 64 anni, una fra le cinquanta più basse del mondo, e la correlazione con l’abuso di alcol sembra essere un dato di fatto comprovato e incisivo.
La lotta a questa piaga è ormai storica, in un Paese dove il consumo di sostanze alcoliche ha tipicamente accompagnato celebrazioni e significato ospitalità. Un Paese in cui l’alcol costituiva un enorme fonte di guadagno per lo Stato sovietico, che vi esercitava un monopolio.
La relazione fra leggi “proibizioniste” e il calo della mortalità legata all’abuso di alcol sarebbe stata dimostrata negli ultimi trent’anni. Quando Michail Sergeevič Gorbačëv, nel 1985, proibì la vendita di vodka prima dell’ora di pranzo e ne limitò la vendita ad alcuni negozi, tale restrizione portò, negli anni successivi, a una riduzione di un quarto nel consumo e nella mortalità prematura. Per tali misure, Gorbačëv divenne noto come il mineral’nyi sekretar (Segretario che beve acqua minerale) piuttosto che come un general’nyi sekretar (Segretario Generale).
Nel 1991, con il crollo dell’Unione Sovietica, le restrizioni caddero (anche perché avevano comportato l’aumento del crimine organizzato che prosperava intorno al business clandestino) e sotto la presidenza del “Corvo Bianco”, Boris Nikolaevich Eltsin (leader che, peraltro, ebbe non pochi problemi di salute dovuti all’abuso di alcolici), il tasso di mortalità giovanile raddoppiò.
Nel 2006, Vladimir Putin impose una nuova stretta sulla vendita, innalzando le tasse sugli alcolici, e facendo scendere, negli ultimi otto anni, il consumo di circa un terzo. Anche la percentuale di uomini deceduti prima dei 55 anni è scesa dal 37 al 25%. La percentuale resta ancora alta se comparata al 7% del Regno Unito.
A gennaio 2013, è entrata in vigore la normativa che ha aumentato il prezzo (+36%) della bevanda alcolica nazionale russa, che non potrà costare meno di 170 rubli (circa 4 euro). La decisione è stata presa dal servizio federale per la regolamentazione del mercato degli alcolici, nel tentativo di combattere la diffusione di vodka e di alcolici adulterati. Il provvedimento riguarda, infatti, non solo la vodka, ma tutte le bevande con tasso alcolico superiore al 28%.
Una leggenda russa narra che i cavalieri cosacchi durante un attacco, si trovarono di fronte ad un lago che ostacolava loro il passaggio. Il nemico avanzava e non vi era il tempo di costruire un ponte. Il pope che accompagnava il reggimento cosacco, benedisse allora l’acqua del lago trasformandola in vodka, cosìcche cavalli e cavalieri potessero berla e passare dall’altra sponda.
Ma questa è tutta un’altra storia.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.


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