“Nell’ottica di una sanità come quella delineata dal Pnrr – che riporta al centro la medicina del territorio e la domiciliarità con la presa in carico dei pazienti – diventa fondamentale capire quale coinvolgimento la Regione e le Asl (nei distretti socio-sanitari) intendano attivare affinché i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta possano essere soggetti attivi della nuova organizzazione”. Partono da questa considerazione i consiglieri regionali del Pd Palma Costi, la capogruppo Marcella Zappaterra, Pasquale Gerace e Francesca Maletti per chiedere, tramite un’interrogazione, se la Giunta intenda “coinvolgere i medici di medicina generale e le loro rappresentanze nella costruzione del nuovo modello assistenziale territoriale e delle Case di Comunità”. ‘La carenza ormai cronica dei medici di medicina generale – è la riflessione di Zappaterra – va di pari passo con l’indebolimento delle reti territoriali di assistenza sanitaria, acuito dall’emergenza pandemica. A questo si è aggiunto un dibattito pubblico sulla modifica/superamento del rapporto convenzionato (comunque di competenza nazionale), ad oggi senza soluzioni condivise. Tutto ciò ha creato un malessere che rischia di ripercuotersi sul sistema sanitario e rallentare processi di innovazione come quelli sulla medicina territoriale, dove queste figure rimangono fondamentali”. “Per questo – spiega la Capogruppo dem in Regione – insieme ai consiglieri Pd, interroghiamo la Giunta per conoscere la volontà di riaprire un confronto con le rappresentanze dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, per renderli protagonisti della nuova sanità territoriale, apportando quelle innovazioni, anche organizzative oltre che tecnologiche, ormai non più rinviabili e, semmai, costruendo linee guida che permettano omogeneità territoriale”.
“Chiediamo anche alla Giunta – aggiunge – se intenda dare direttive affinché le Direzioni generali, tramite i direttori di distretto, procedano a un coinvolgimento, in ogni singolo territorio, dei professionisti che vi operano, al fine di trovare nuove soluzioni assistenziali anche grazie alle Case di Comunità, oltre che alla presenza capillare sui territori” . Un lavoro di costruzione, “anche dal basso, in ogni distretto sociale sanitario, in grado di realizzare una nuova consapevolezza di salute tra cittadini e risposte adeguate ed appropriate” conclude.
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