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Da: Forza Italia Ferrara

Aggressioni, Peruffo: “L’ospedale adotti mediatori e personale di sicurezza”

Ormai è una situazione risaputa e conclamata dalla cronaca quella degli episodi di violenza – verbale, ma sempre più spesso anche fisica – ai danni del personale sanitario negli ospedali.
Da farmacista confermo che questi approcci violenti si ripetono con frequenza costantemente maggiore anche in altri ambiti socio-sanitari.
Le persone percepiscono la carenza di risorse umane e strutturali del Servizio Sanitario Pubblico, con anziani e disoccupati vittime del deficit del SSN che contrappone attese lunghissime per visite ed esami specialistici a fronte di soluzioni rapide, ma dispendiose, nel privato.

Occorrono soluzioni urgenti per arginare una deriva che sta toccando picchi particolarmente gravi. Innanzitutto c’è da sperare che siano certe, e non soggette a riduzioni, le somme pari a 500mila euro per il Sant’Anna di Cona e 350mila euro per l’Ausl ferrarese da parte della Regione Emilia Romagna. Ma limitare, tramite nuovo personale sanitario, le liste di attesa nel pronto soccorso non è l’unico elemento su cui puntare.

Sono stati registrati numerosi casi di persone non malate, senza alloggio, che stazionano fuori dagli ambulatori del reparto del pronto soccorso e che andrebbero trattate con cura e fermezza per essere indirizzate in strutture apposite, senza intralciare il lavoro di medici, con conseguente tutela dei pazienti in attesa e dei loro parenti.

Ovviamente quello di Ferrara non è un caso isolato: presso l’ospedale di Ravenna, giusto un mese fa, l’assessore regionale alla Sanità Venturi ha aperto un tavolo di confronto, con il coinvolgimento delle forze dell’ordine, per predisporre interventi rapidi in occasione delle aggressioni a medici e infermieri in servizio.
Personalmente mi sentirei di dire che, piuttosto che distrarre pattuglie di polizia e carabinieri dal territorio, l’azienda ospedaliera dovrebbe dotarsi di telecamere a circuito chiuso e soprattutto personale di sicurezza per provvedere a difendere gli operatori sanitari. Oltre a questo sarebbe da valutare l’assunzione di psicologi-mediatori che sappiano interloquire con persone esasperate, chiarendo i metodi di intervento, l’organizzazione ospedaliera e i tempi assistenziali.

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