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Da: Ufficio Stampa Lega Emilia-Romagna

17 LUG -“Per quanto il picco dell’emergenza Covid nella nostra regione sia alle spalle, risulta ancora impossibile ai cittadini sottoporsi a prestazioni ambulatoriali o effettuare prenotazioni presso i Cup. I piani di riorganizzazione dei servizi sospesi, promessi dalla Regione, sono già in ritardo di un mese e mezzo e la situazione sta diventando insostenibile. Tanto che solo a Bologna, e con riferimento al mese di marzo, sono già saltati oltre 178mila appuntamenti”.

Questa la denuncia contenuta in un’interrogazione alla Giunta dei consiglieri regionali della Lega ER, Michele Facci, primo firmatario, e Daniele Marchetti.

“L’epidemia da Covid 19, tra le altre drammatiche implicazioni, ha determinato di fatto la sospensione di tutte le attività considerate differibili, a partire dalle prestazioni specialistiche (visite mediche, esami diagnostici, cure varie, ecc.), con evidente ricaduta sullo stato di salute della popolazione, specie quella anziana, soprattutto per l’improvviso venir meno delle terapie di prevenzione” attaccano gli esponenti del Carroccio.

A titolo esemplificativo, come ha ricordato la stessa Ausl di Bologna, per quanto di competenza, al mese di marzo sono state sospese complessivamente 70.000 visite, 33.600 prestazioni radiologiche, 30.000 esami di laboratorio, 34.600 altre prestazioni;

Eppure, con delibera n° 404 del 27/04/2020, la Regione ha adottato le Linee Guida per la riattivazione dei servizi sanitari territoriali. In particolare, entro il mese di maggio 2020, le Aziende Sanitarie avrebbero dovuto avviare un piano di recupero delle prenotazioni che avevano subito una sospensione a causa dell’emergenza sanitaria, delle prenotazioni per nuove prestazioni, nonché “procedere a riorganizzare le agende e completare l’applicazione delle regole di cui al PRGLA 2019-2021 con particolare attenzione alla presa in carico da parte dello specialista”.

Tuttavia ad un paio di mesi dall’adozione di tali linee guida, non risulta ancora conosciuto il piano aziendale definitivo di riavvio delle prestazioni.

“Tant’è che sono numerosi i cittadini che denunciano l’evidente disagio connesso sia alla estrema precarietà delle attività ambulatoriali riattivate (in montagna, in particolare, le persone che necessitano di prestazioni sono “dirottate” su ospedali e/o ambulatori della città, con aggravio di costi e disagi), sia alla difficoltà di effettuare le prenotazioni di nuove visite, stante il mancato pieno ripristino del sistema CUP. E’ notizia di questi giorni che in numerose aree dell’appennino bolognese il servizio Cup è di fatto inesistente” attaccano i leghisti.

Da qui la loro interrogazione alla Giunta regionale per sapere “quali siano i tempi di ultimazione del “piano di riavvio delle attività specialistiche ambulatoriali”, “quali siano le iniziative che la Giunta intenda adottare per garantire l’accesso della popolazione, specie quella più disagiata della periferia metropolitana e delle zone appenniniche, ai servizi sanitari ambulatoriali, sia quelli sospesi, sia quelli di nuova prenotazione”; “quali le misure che la Giunta intenda adottare per garantire senza ostacoli e senza penalizzazioni l’accesso ai servizi di prenotazione delle prestazioni sanitarie, e quindi il ritorno alla normalità anche per il servizio di prenotazione mediante accesso diretto”.

Facci e Marchetti insistono anche affinché la Giunta rifletta se non sia il caso “di dovere ridurre – se non eliminare – le restrizioni all’accesso dei parenti alle visite in favore dei degenti presso le strutture sanitarie” e “come intenda conciliare gli intendimenti del Programma di mandato in materia sanitaria con i disservizi che continuamente si ripetono sul territorio regionale, specie quello appenninico”.

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