Saluto di commiato del Prefetto Tortora
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Da Prefettura di Ferrara
Come già annunciato, sono stato trasferito a Vercelli e dopo quasi quattro anni di lavoro a Ferrara lunedì prossimo comincerò una nuova avventura nella città piemontese.
Sono stati anni belli e intensi quelli trascorsi a Ferrara. Anni impegnativi, non privi di momenti critici e difficili, eppure anni meravigliosi che mi hanno dato l’opportunità di fare un’esperienza professionale e di vita per molti aspetti unica.
Non sta a me dare giudizi sul mio operato.
Posso solo dire che ce l’ho messa tutta e sono consapevole di aver fatto sempre il mio dovere, anche nelle circostanze più difficili.
La linea che ho seguito è stata sempre quella della condivisione, nella convinzione che i problemi – anche quelli di sicurezza e ordine pubblico – possono trovare soluzione solo attraverso uno sforzo comune, che riguarda le istituzioni nel loro insieme, ma anche i corpi sociali intermedi e anche i singoli cittadini.
Ho sempre operato in questa direzione, con una particolare attenzione al mantenimento della coesione sociale contro ogni spinta disgregatrice, contro quella marea montante caratterizzata da odio e rancore contro tutti e contro tutto.
Devo ringraziare tutti coloro che mi sono stati vicino e mi hanno aiutato in questo percorso, soprattutto i vertice delle Forze dell’ordine, le istituzioni locali, tutto il mio staff ed anche i tanti cittadini che mi hanno sostenuto ed incoraggiato.
Credo che Ferrara abbia tutte le risorse per avere un futuro roseo: nel corso del mio mandato ho conosciuto tante persone – tanti volontari – che, lontano dai riflettori, operano per il bene comune. E’ un vero e proprio esercito, un esercito del bene, che lavora in silenzio rispondendo ai bisogni della comunità. Grazie a queste persone si può confidare nella tenuta del tessuto sociale malgrado le difficoltà quotidiane.
A loro, in particolare, va il mio ringraziamento.
Un caro abbraccio a tutti i ferraresi, con i migliori auguri di buona fortuna

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Riceviamo e pubblichiamo
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani