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Se si potesse considerare la scienza osteopatica una realtà pienamente integrata al sistema sanitario si potrebbero forse sensibilmente ridurre farmaci e degenze. Ma la verità è un’altra. E chissà per quanto tempo ancora… L’osteopatia oggi riflette in tutto e per tutto le mirabili intuizioni e gli studi intrapresi da Andrew Taylor Still, al punto che potremmo dire tranquillamente (e senza sminuire l’importanza della disciplina e di tutti i suoi più illustri rappresentanti contemporanei), che tutto quello che si doveva scoprire fu scoperto dal suo fondatore. Il resto, fino ai giorni nostri, rappresenta un lavoro di paziente affinamento delle tecniche, e di approfondimento dell’approccio al trattamento, intrapreso da tutti coloro che hanno sposato l’osteopatia non solo come medicina ma soprattutto come filosofia di vita.
Il grande merito di chi ha creduto e crede nell’osteopatia, sta probabilmente nell’aver dimostrato che essa può essere una componente importante nella ricerca e soprattutto nel mantenimento della salute psico-fisica degli individui, senza mai proporsi come antagonista della medicina che definiamo tradizionale, bensì, come suo complemento fondamentale nella continua ricerca di una migliore qualità della vita.

Oggi l’osteopatia si propone come una realtà, emergente in varie parti del globo, e già consolidata in altre. Basti pensare che chi vuole intraprendere la carriera medica negli Stati Uniti, può optare per due differenti percorsi di studi che sfociano in altrettante differenti qualifiche professionali: M.D. (Medicine Doctor – il medico come noi lo intendiamo tradizionalmente -) o D.O. (Doctor of Osteopathy – l’Osteopata) a dimostrazione di una dimensione della cultura della salute, decisamente progredita e dalla quale il nostro Paese ancora risulta essere molto distante. L’osteopatia non si propone come rimedio assoluto e ‘first best’ rispetto alla medicina tradizionale; nella sua filosofia, l’osteopatia ricerca le cause che generano i disturbi degli individui in un approccio integrale psico-fisico, proponendosi come fine ultimo, la rimozione di queste cause, ed utilizzando per tale fine, le capacità di auto guarigione dell’individuo (o dell’organismo) attraverso procedimenti fluidici capaci di ristabilire l’equilibrio generale dell’individuo. Se si comincia a considerare l’osteopatia in questi termini, ci si rende allora conto che essa, ove può operare, fa si che si eviti di coprire in maniera farmacologica, patologie che sono invece risolvibili in maniera radicale. Va sottolineato come:
– il fiorire continuo di strutture osteopatiche ove si insegna e si pratica questa medicina;
– il prestigio internazionale di cui diverse di esse possono fregiarsi;
– la forte selettività dell’iter formativo;
– la moltitudine di studi, ricerche e documentazioni avallanti la validità del trattamento stesso;
– la continua crescita dei pazienti trattati e l’elevato rapporto guariti/trattati
non possano che essere lo specchio di una scienza seria, che fonda le proprie basi su realtà concrete e che si propone tra gli altri, un obiettivo ambizioso tanto quanto semplice, nella sua costante crescita (in Europa): guarire la diffidenza e il preconcetto.

 

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Nuccio Russo

È osteopata ed esperto in tecniche ergonomiche e posturali, studioso e ricercatore in anatomia craniale per lo studio delle cefalee. E’ nato e risiede in Sicilia, opera come consulente in diverse città fra le quali Ferrara, ed è conferenziere internazionale in Biofisica informazionale. Ama lo sport e la cucina macrobiotica.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it