SALUTE & BENESSERE
L’osteopatia e la medicina tradizionale: chi cerca la causa e chi cura l’effetto
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La ricerca della causa e l’intervento sulla malattia differenziano l’osteopatia dalla medicina tradizionale allopatica, che spesso ha come unico scopo la cura del sintomo. Le implicazioni e le cause di un dolore possono avere motivazioni diverse: per esempio un rallentamento di movimento di una o più vertebre può portare a una lombalgia, ma questa può anche avere una relazione con uno degli organi viscerali come l’intestino, il rene o lo stomaco, con particolare riferimento perfino all’alimentazione.
Con i medici tradizionali gli osteopati hanno in comune lo studio dell’anatomia e della fisiologia e come loro usano metodi di indagine clinica. Ma, invece di considerare solo la parte finale del problema, cioè la patologia, e trattare i sintomi con farmaci o bisturi, indagano e intervengono per ripristinare l’intero equilibrio della persona.
I loro unici strumenti sono le mani. Nel corso della prima seduta l’osteopata è in grado di valutare se il caso è di sua competenza o se indirizzare il paziente verso un altro percorso terapeutico. In alcuni casi un approccio multidisciplinare insieme ad altre “figure” mediche (oculista, dentista, ortopedico, neurologo, chirurgo) può avere reale efficacia per la risoluzione del problema. Per questo è importante vedere l’osteopatia non come concorrente della medicina tradizionale, ma come aiuto e ausilio per la risoluzione di alcune patologie.
L’osteopatia è una scienza e una filosofia, il suo punto di partenza è l’idea che ogni individuo è un’entità composta da corpo, visceri e psiche e che il movimento è la vita. L’atteggiamento del corpo e il movimento che ne consegue, sono anche espressione dell’interiorità dell’individuo. L’alterazione di uno di questi fattori può, di conseguenza, ripercuotersi sugli altri creando uno squilibrio di tutto il sistema. Ecco perché, secondo queste metodiche, la ricerca delle cause va fatta guardando l’uomo nella sua globalità e non soltanto in maniera meccanicistica, esaminando un solo distretto o un solo segmento motorio.
In osteopatia non ci si accontenta di rilevare il sintomo, ma lo si considera il riflesso di una disfunzione più profonda, lungo una fascia muscolare o in un organo alterato che può trovarsi anche in una posizione opposta a dove si sente il dolore. Il nostro lavoro principale è risalire alla causa che l’ha originato e intervenire per ridare equilibrio all’organismo, che a quel punto è in grado di iniziare il suo individuale percorso di guarigione.
Per fare un esempio concreto, proviamo a risalire a ritroso l’effetto a cascata di una distorsione alla caviglia: il trauma scatena lo spasmo riflesso di alcuni muscoli della gamba, generando la disfunzione all’anca e un conseguente squilibrio alla muscolatura del tronco. Chi ne risente è la colonna vertebrale, la cui sofferenza potrà ripercuotersi sulle radici nervose che emergono tra le vertebre dando diversi disturbi che saranno il presupposto per lombalgie e cervicalgie. Queste ultime potrebbero manifestarsi anche molto tempo dopo la distorsione. Reazioni a catena simili possono essere all’origine di dolori allo stomaco, o viceversa un dolore alla schiena può avere all’origine un’otturazione dei denti sbagliata, che innesca la concatenazione di squilibri che, in un verso o nell’altro, passano sempre dalla colonna.
L’osteopatia, quale scienza “olistica”, ha un campo di applicazione vastissimo. Oggi è utilizzata soprattutto per la cura delle affezioni dolorose della colonna vertebrale e delle articolazioni periferiche, ma si rivela efficace anche nella maggior parte dei casi di cefalee, disturbi dell’equilibrio, nelle affezioni congestizie come le otiti, le rinofaringiti, le sinusiti, i disturbi circolatori, digestivi, ginecologici, pediatrici e nelle insonnie che non abbiano all’origine turbe virali, tumorali, infettive, che minino l’integrità della struttura. L’osteopata che ha seguito un corso adeguato è inoltre in grado di valutare le controindicazioni ad alcune tecniche a seconda del tipo di paziente e dei suoi problemi.
IL MECCANISMO CRANIO-SACRALE
Siamo portati a pensare che le ossa del cranio, morbide al momento della nascita, si induriscano poi e si fissino l’una con l’altra, per diventare una scatola solida e rigida a protezione del cervello. In realtà le ossa del cranio non sono immobili e saldate tra loro, bensì animate da minimi ma percettibili movimenti di espansione e contrazione regolari, che formano una specie di respirazione ritmica: il “Meccanismo Respiratorio Primario”, la cui regolarità, ampiezza, qualità e frequenza sono indicatori preziosi del nostro stato di benessere. Qualsiasi evento traumatico a livello del cranio o del sacro può influenzare negativamente questo meccanismo nel suo ritmo o nella sua ampiezza determinando effetti di vario tipo, sia a livello del sistema nervoso centrale e vegetativo, sia a livello circolatorio. Per ristabilire, ove necessario, un equilibrio perturbato l’osteopata può esaminare il movimento delle ossa craniche. Egli agisce con leggerissime pressioni manuali e con delicati movimenti.
La terapia cranio-sacrale è indicata per il trattamento di cefalee ed emicranie, esiti di traumi cranici, tensioni oculari, sinusiti, faringiti, laringiti, dolori vertebrali, sciatiche, malocclusioni dentali; non presenta controindicazioni e può essere praticata su persone di ogni età. In particolare, si rileva molto utile sui neonati, specie dopo un parto difficile, allorché il cranio subisce compressioni eccessive che con il tempo potrebbero facilitare l’insorgere di diversi disturbi. In questi casi l’osteopata esegue specifici test craniali e interviene con tecniche correttive, delicatissime ma efficaci.
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Nuccio Russo
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