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Ferrara film corto festival

Ferrara film corto festival


Quella di sabato 4 dicembre (ore 21.00), imbastita in collaborazione con Crossroads – Jazz e altro in Emilia-Romagna, è senza dubbio un’occasione speciale: ascoltare insieme Don Byron e Aruán Ortiz, paradigmatici di due generazioni che hanno definito l’avanzamento della frontiera jazzistica. Ai molti materiali originali, i due alterneranno musiche di artisti a loro affini (come Geri Allen) ed elementi fondamentali sui cui si sono sviluppate la musica jazz (Ellington) e quella occidentale in senso più ampio (Bach). Il loro dialogo musicale è comunque votato alla totale elusione del prevedibile, tanto che ogni nuova esecuzione dello stesso materiale si tramuta in una reinvenzione a due voci. Pianista nel pieno della maturità, ma ancora ampiamente da scoprire, Aruán Ortiz è nato (nel 1973) e cresciuto a Santiago di Cuba ma vive negli Stati Uniti dal 2002. Con una formazione svoltasi tra questi due poli geografici, oltre che in Europa, Ortiz ha assorbito elementi eterogenei che sono confluiti in una musica in cui gli echi caraibici sono incastonati in strutture estremamente sofisticate. Ortiz si è rivelato al pubblico con una serie di incisioni tra le quali Hidden Voices (Intakt, 2016), in trio, è quella che ha portato a piena maturazione il suo stile, fatto di un linguaggio decisamente avanzato, in cui l’improvvisazione jazzistica va a braccetto con le sonorità della musica contemporanea colta. Anche come compositore i suoi interessi vanno ben oltre l’ambito jazzistico: ha scritto musica per il cinema, per compagnie di danza e soprattutto per organici classici, sia cameristici che orchestrali. Nel suo ormai lungo percorso sulla scena statunitense, Ortiz ha collaborato con artisti di spicco come Esperanza Spalding, Greg Osby, Andrew Cyrille, Cindy Blackman-Santana, Terri Lyne Carrington, Oliver Lake, Don Byron, Rufus Reid, Wadada Leo Smith, Wallace Roney… Non meraviglia che Ortiz abbia stabilito con Don Byron un dialogo musicale di notevole coesione: nato nel Bronx nel 1958, anche Byron ha origini caraibiche (Antigua). La formazione classica gli ha permesso di sviluppare una tecnica sopraffina senza limitarne la curiosità stilistica: dal jazz delle origini, al gospel, il klezmer, la classica, la salsa, l’hip hop, il funk e il rhythm & blues. Stili eterogenei tra i quali Byron ha saputo muoversi evidenziando sempre una traiettoria personale ben definita, che ha il suo perno nel jazz downtown newyorkese. Eletto “Artista jazz dell’anno” da Down Beat (nel 1992: praticamente al suo debutto come leader), ha collaborato con i principali fautori dell’avant jazz: Bill Frisell, Bobby Previte, Marc Ribot, Steve Coleman, Uri Caine.

Ferrara film corto festival

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dal 23 al 26 ottobre 2024
Quattro giorni di eventi internazionali dedicati al cinema indipendente, alle opere prime, all’innovazione e ai corti a tematica ambientale.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it