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da: Responsabile Eventi Libreria IBS.it Ferrara

Si tratta di un volume che si colloca in maniera del tutto originale all’interno del dibattito in corso
sulla Grande Guerra ma va oltre, inserendosi nel più ampio quadro della politica estera italiana e dei suoi risvolti nella definizione dell’Europa post asburgica. Il “Congresso di Roma delle nazionalità oppresse dall’Impero austro-ungarico”dell’aprile 1918 e la conseguente dichiarazione (Patto) per l’abbattimento della Monarchia danubiana e per un’intesa italo – jugoslava costituiscono l’atto di nascita di quella che sarebbe stata la Nuova Europa. Questo passaggio venne rimosso al momento delle trattative di pace, travolto dalla pretestuosa invenzione della “vittoria mutilata”, ed è stato a lungo trascurato dalla storiografia.
La rigorosa ricostruzione della formazione e dell’attività della Legione ceco-slovacca, che
rappresentò l’esito più rilevante di quell’evento e che ebbe come punto di avvio la Certosa di San
Lorenzo di Padula (Salerno), contestualmente alla riscoperta del coinvolgimento del Mezzogiorno e delle Isole Maggiori nell’ambito dell’impegno bellico, danno alla pubblicazione un carattere di
assoluto rilievo in ambito nazionale e internazionale.

Il Patto di Roma, siglato alla fine del “Congresso delle Nazionalità oppresse dall’Impero austroungarico” dell’8-10 aprile 1918, costituisce il superamento del Patto di Londra in base al quale l’Italia era entrata in guerra.
Abbandonata qualsiasi velleità imperialistica e una politica di mere rivendicazioni territoriali l’Italia
riesce a formulare in questa occasione un disegno di respiro europeo e porsi al centro di un vasto
schieramento internazionale, cosa che poteva soddisfare contemporaneamente i suoi interessi
strategici e l’aspirazione a giocare un ruolo di prima grandezza quale punto di riferimento politico e culturale.
La conseguente costituzione di un “Esercito Czeco-Slovaco unico ed autonomo posto dal punto di
vista nazionale, politico, giuridico, sotto l’autorità del Consiglio Nazionale dei Paesi Czeco-Slovachi” di Parigi, rappresenta il risultato più rilevante di quella svolta nella politica estera italiana a favore della dissoluzione della Monarchia asburgica e per il riconoscimento dell’indipendenza delle nazionalità che avrebbero dato vita agli Stati della Nuova Europa.
In tal modo riprende vigore quel filone liberal-democratico volto a un’alleanza strategica con i movimenti di rinascita nazionale dell’Europa centrale quale era stata prefigurata nel corso del Risorgimento da Giuseppe Mazzini.
Il volume riscopre un capitolo a lungo trascurato dalla storiografia italiana sulla Grande Guerra e
passato in sordina alla fine del conflitto, sovrastato dalla rinnovata ostilità nei confronti degli
jugoslavi e dalla pretestuosa invenzione della “vittoria mutilata”. Nello stesso tempo esso dà ampio spazio a un passaggio decisivo della storia dei cechi e degli slovacchi che vede come protagonista, in campo diplomatico e militare, lo slovacco Milan Rastislav Štefánik, personalità poliedrica, astronomo ed aviatore, naturalizzato francese ma particolarmente legato all’Italia.
La rivisitazione di queste ultime vicende che hanno come punto essenziale di riferimento la Certosa di San Lorenzo di Padula (Salerno) ha posto in luce la necessità di recuperare la dimensione nazionale degli eventi riguardanti il Primo conflitto mondiale, vale a dire il ruolo assai rilevante, e spesso dimenticato, del Mezzogiorno e delle Isole Maggiori.

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