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Di recente di lui si è parlato e scritto per un inedito ruolo di inviato speciale al seguito del Giro d’Italia: ha raccontato il dietro le quinte della manifestazione attraverso un blog che ha destato molta curiosità [leggi]. Ma Rudy Bandiera, ferrarese, titolare con Riccardo Scandellari dello studio NetPropaganda, è prima di tutto un informatico che ha compreso prima di altri le potenzialità del web. Ha sviluppato una particolare competenza per il mondo dei social media e in qualità di pubblicista e consulente è sovente interpellato per fornire risposte circa il cosiddetto marketing non convenzionale [leggi il suo blog].

“Rischi e opportunità del web 3.0 e delle tecnologie che lo compongono” è il titolo del tuo libro. Innanzi tutto cos’è il web 3.0?
Bella domanda… non lo so (ride). In effetti non lo sa nessuno, nel senso che una definizione precisa ancora non esiste, così come quella di 2.0 è ombrosa e sfumata. Diciamo che, dal mio punto di vista, sono quelle tecnologie che, nei prossimi anni, si fonderanno per rendere la nostra vita totalmente interconnessa, come ad esempio Cloud e Big data. Di fatto, e questo è un paradosso, il Web 3.0 non è solo web.

E che cos’è, dunque?
E’ il futuro. Io lo immagino come l’interconnessione tra le cose e le persone, la creazione di una sorta di “mente collettiva” con la quale tutti quanti dialogheremo.

La logica del database su cui si fonda, caratterizzerà sempre più il web come enorme archivio: la rete diventerà il totem della memoria?
La Rete lo è già, il totem della memoria, ma la memoria da sola no serve a nulla. Una delle definizioni di Web 3.0 è anche quella di “web semantico” ovvero un web evoluto in cui le macchine siano in grado non solo di leggere ma di interpretare. L’interpretazione dei dati, quindi della memoria, è la vera sfida.

Spazio e tempo nel web si modificano e si contraggono. Dinanzi al monitor si può dominare il mondo, o quantomeno ci si illude di farlo. Il virtuale risulta sempre più un potenziamento del reale. Ormai stiamo vivendo dentro i film di fantascienza che ci facevano sognare solo pochi anni fa, non ti pare?
Si, e lo trovo bellissimo. Mi spiego raccontando un aneddoto che ho scritto anche nel libro: Qualche tempo fa sono andato a tenere una lezione in una scuola superiore a Cesena, per spiegare quali fossero i rischi del dare tutti i nostri dati in mano ad aziende private che, tra l’altro, sono americane. Sì sì, non vi preoccupate, alla fine del libro arriviamo anche a fare due chiacchiere su questo ma, dicevo, prima del mio intervento ho seguito quello di Renzo Davoli, un bravissimo informatico che per moltissimi anni ha lavorato negli Usa. Un uomo che ha visto Arpanet, l’embrione militare di Internet, con i propri occhi, per capirci. Davoli raccontava che quello che stiamo vivendo è una sorta di Rinascimento, o di Rivoluzione industriale, o di entrambi messi insieme aggiungo io, tuttavia diceva anche un’altra cosa interessantissima, ovvero che le rivoluzioni epocali, incredibili e giganteschi passaggi da un’umanità ad un’altra del tutto diversa, hanno sempre solo e soltanto una cosa in comune: che quelli che la vivono non se ne rendono conto. Ecco, tutti noi non ci stiamo rendendo conto di quello che accade, quindi ne abbiamo in parte paura. Non dobbiamo! E dobbiamo, invece, coglierne le opportunità.

I “vip” del nuovo mondo sembrano essere i guru della rete: sei tu, insomma! Ci spieghi cosa significa essere “social influencer” e come lo si diventa, casomai ci venisse la tentazione?
Naaaa… io no riesco ad influenzare nemmeno il clima accendendo il condizionatore! Anche qua mi permetto di rispondere con un mio pezzo: “Ecco come si diventa influencer, o almeno ecco quali sono i passaggi per tentare di esserlo: – la definizione di un obiettivo – l’individuazione di un ecosistema – il lavoro, duro, per anni. Capite cosa vi piace, o cosa volete fare o cosa volete vendere. Capite il mondo al quale vi state avvicinando e percepitene le forme e le persone che lo popolano. Scrivete, impegnatevi, sempre e comunque dicendo quello che ritenete opportuno ma sempre e comunque pensando che il mondo è popolato di persone che non sono d’accordo con voi. Siate disponibili al dialogo, sempre, e partecipate ai contenuti degli altri senza la supponenza che i vostri siano i migliori. Tenete sempre a mente il mantra: ‘la Credibilità è Tutto’. La ‘Credibilità’ si costruisce negli anni, parola dopo parola. La Credibilità è Tutto”.

Umano, troppo umano… Giovedì alle 18 alla libreria Ibs di Bologna con il tuo socio Riccardo Scandellari sarete pubblicamente intervistati dalla giornalista ferrarese Camilla Ghedini e avrete modo di sviluppare questi ragionamenti (e tu magari potrei racocntare anche la tua recente esperienza al seguito del Giro d’Italia). Il pretesto è la presentazione dei vostri recenti libri che stanno riscuotendo un notevole successo. Hai promesso un evento “rock”, cosa lo renderà tale? Ci sarà una ‘carrambata’ con Celentano?!?
Io vorrei, e giuro lo vorrei, entrare con Enter Sandeman dei Metallica a tutto volume. Sarebbe una bomba! Ma non so… ma vediamo 😉

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada


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