Il giorno prima che si svolgesse la Giornata di Ascolto nel Mondo della Scuola, organizzata lo scorso lunedì 10 marzo dal Partito Democratico, il segretario dello stesso partito Matteo Renzi in un’intervista alla trasmissione televisiva “Che Tempo Che Fa”, ha dichiarato: “Ascolto tutti, decidiamo noi”.
Provando a seguire la logica di tale affermazione, hic et nunc, ne deduco due possibilità interpretative: la prima è che l’ascolto sia funzionale alle decisioni da prendere (in sintesi: “Ho bisogno di ascoltare per poter decidere al meglio”); la seconda è che l’ascolto sia ininfluente rispetto alle scelte da compiere (in sintesi: “Ho già deciso ma ascolto perché ho bisogno di apparire democratico”).
Se dovessi giudicare da come è stata organizzata la Giornata di Ascolto nel Mondo della Scuola, propenderei per la seconda ipotesi.
Si legge infatti sul sito del Partito Democratico: “Un primo appuntamento per raccogliere idee e proposte da chi la scuola la vive ogni giorno. L’appuntamento, aperto ad associazioni, sindacati, docenti, esperti, studenti, insomma tutto il variegato e plurale mondo della scuola italiana, è stato organizzato sul modello della Leopolda renziana: uno speaker corner dove ciascuno ha avuto cinque minuti di tempo per intervenire e dire la sua”.
Di seguito elenco tre piccole osservazioni che qualcuno potrà considerare sfumature:
1) se l’appuntamento è stato destinato a chi la scuola la vive ogni giorno, è curioso che l’appuntamento sia stato programmato di giorno feriale quando “chi vive la scuola ogni giorno” è a scuola;
2) se l’appuntamento si chiama “Giornata di Ascolto nel Mondo della Scuola” io mi aspetto che la Giornata si debba svolgere dentro una scuola e non nella Sala delle Colonne che si trova all’interno di Palazzo Marini;
3) se il Presidente del Consiglio Renzi non partecipa alla Giornata di Ascolto nel Mondo della Scuola però sceglie di andare nelle scuole per il suo “Easy Listening Tour” del mercoledì, sconfessa di fatto non solo la stessa Giornata di Ascolto ma anche le sue dichiarazioni roboanti di riportare l’attenzione dovuta sul mondo della scuola.
Piccole cose, particolari secondari, dettagli minimi, lievi sfumature?
Ma non è forse dai particolari, dai dettagli e dalle sfumature che si riesce a cogliere la sincerità di una persona, la validità di una iniziativa, la coerenza di una politica, la capacità di ascoltare veramente?
La sociologa Marianella Sclavi nel suo libro “Arte di ascoltare e mondi possibili” scrive che: “Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti, perché incongruenti con le proprie certezze”.
Se chi ha organizzato la Giornata di Ascolto nel Mondo della Scuola avesse tenuto presente questa regola, avrebbe almeno potuto accogliere, fra i documenti presentati, il testo della legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola per la Repubblica” redatta da centinaia di insegnanti e genitori al termine un lungo percorso di confronto, svoltosi qualche anno fa, che ha coinvolto centinaia di scuole italiane e che è stata poi sottoscritta da 100.000 cittadini prima di essere depositata in Parlamento [vedi qui].
Invece tale testo è stato rifiutato con rottamabile maleducazione [vedi qui].
Viviamo purtroppo in una società in cui l’apparire è più vitale dell’essere, i beni di consumo più importanti dei beni di cittadinanza, la rottamazione più attraente della costruzione.
In questa società, purtroppo, la scuola rappresenta un mondo a parte, quasi separato, un’isola alla rovescia dove si tenta di far vivere quei valori che sono l’esatto contrario rispetto a quelli dominanti: dove si insegna, ad esempio, che per ascoltare in maniera attiva serve tempo, impegno, fatica ed empatia.
Sono solo parole, evidentemente vecchie, anch’esse da rottamare quindi ormai assenti dal vocabolario di certi politici.
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Mauro Presini
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