Rosa d’autunno
Un racconto di Carlo Tassi
Le illusioni volano via come il fumo di questa sigaretta.
La musica rende dolce questo mio esser solo.
La tua pelle, nuova come i tuoi sogni.
I tuoi occhi curiosi, maliziosi, confondono i miei sensi.
Ubriacato dal tuo ricordo che persiste nel tempo.
Sempre, ogni momento.
Come ora.
E rimani sempre tu a farmi compagnia.
Nonostante la mia età, la mia rassegnazione.
Il corpo della mia chitarra, come i tuoi fianchi.
La tua pelle tesa, come queste sue corde.
Due dita le sfiorano provocando vibrazioni.
Altre dita le premono togliendole il respiro.
Così la chitarra comincia a suonare.
Lieve, poi più forte e ancora di più.
Il volume è costante ma aumentano i toni.
Il ritmo è variabile, come l’umore.
Poi tutto tace, poi riprende lento e di nuovo veloce.
Un crescente coito armonico.
Sedotto dalla mia telecaster.
E ancor mi sorprendo a titillarla e farla urlare.
Gemiti elettrici, suoni liquidi, argentini.
Si sciolgono tra i polpastrelli indaffarati, arrivano al cuore.
Fossi tu questa chitarra, che ti farei di più e meglio?
Certo non raggiungeresti questi acuti di diamante.
Non potresti.
Non sarai mai la mia schiava e nemmeno lo vorrei.
Non come la mia chitarra!
Abbracciato al suo corpo di frassino,
faccio sesso con la musica.
Mani esperte, addestrate,
si muovono tra memoria e istinto.
L’unico omaggio che posso farti,
coi miei troppi anni e i tuoi troppo pochi,
è questo assolo di chitarra.
Accontentati, mia giovane, profumata rosa d’autunno.
E sii felice.
I Don’t Want to Know (Muki, 2000)
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Carlo Tassi
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