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E mentre scoppia l’inferno contro i pacifisti di Ankara, cadono le bombe a grappolo russe in Siria, si distruggono le meravigliose rovine di Palmira, si attaccano convogli in Iraq, l’Iran testa missili a lunga gittata e qualcuno si perde pure a parlare di Marino, una bella notizia, fioca ma intensa e forte, occupa poche righe dei giornali. Troppo poche.

È quella di un Paese che reagisce alla violenza, quella del premio Nobel per la Pace 2015 assegnato al Quartetto per il dialogo nazionale tunisino “per il suo contributo decisivo alla costruzione di una democrazia pluralista in Tunisia dopo la rivoluzione dei Gelsomini del 2011” (qui, il 1 marzo 2011, il regime del generale Zine El Abidine Ben Ali era collassato sull’onda delle grandi manifestazioni di piazza). Nel 2014, avevamo già sentito parlare di candidatura al Nobel per la Pace alla tunisina Lina Ben Mhenni [vedi], la blogger-attivista, tra i pochi a non nascondersi dietro uno pseudonimo, che aveva raccontato con coraggio gli eventi più cruenti della rivoluzione in Tunisia nel 2011. Ma poi, nulla di fatto. Oggi il paese che si affaccia sul Mediterraneo torna alla ribalta non solo, e non più, per il dolce clima delle sue belle spiagge o dei musei affollati sconvolti dagli attentati che non perdonano, ma per altro, per qualcosa di bello, qualcosa di buono, una speranza di rinascita.

Le cosiddette “Primavere arabe” non sembrano avere avuto un grande successo, ma nella luminosa e laboriosa Tunisia il loro destino sembra aver incontrato qualche porta aperta in più. Nato nel 2013, “quando il processo di democratizzazione era sul punto di crollare sotto il peso di assassini politici e disordini”, continua la motivazione del gruppo di Oslo, “il Quartetto è riuscito a creare un processo politico pacifico in un momento in cui la Tunisia era sull’orlo della guerra civile. E così ha messo il Paese nelle condizioni di stabilire una costituzione e un sistema di governo che garantisca i diritti fondamentali a tutto il popolo tunisino indipendentemente dal genere, dal credo politico o dalla fede”. Cosa che purtroppo, non tutti i paesi vicino sono riusciti a fare, se si pensi, ad esempio, alla Libia. Ma non solo. Il premio è stato assegnato al Quartetto in quanto tale e non alle singole organizzazioni rappresentanti della società civili, che comunque vanno menzionate: il sindacato Ugtt (Union générale tunisienne du travail), la confederazione degli industriali Utica (Union tunisienne de l’industrie, du commerce et de l’artisanat), la lega dei diritti umani Ltdh (Ligue tunisienne des droits de l’homme) e l’Ordine nazionale degli avvocati.
Il “dialogo nazionale” tra gli islamisti del partito Ennahda (il “Movimento della Rinascita” ovvero Movimento al-Nahda), allora al potere in Tunisia, e l’opposizione era iniziato ufficialmente il 25 ottobre 2013 (dopo la grave crisi politica seguita agli assassini di due figure importanti della sinistra laica, Chokri Belaïd il 6 febbraio e Mohamed Brahmi il 25 luglio 2013) e puntava a formare un governo indipendente oltre che ad adottare la futura Costituzione. Il che era avvenuto puntualmente a fine gennaio 2014. Questo compromesso raggiunto con fatica era stato accompagnato dalle dimissioni del primo ministro Ali Larayedh, del partito Ennahda, che dirigeva il paese dopo la sua vittoria elettorale dell’ottobre 2011 e la sua sostituzione con un tecnocrate, l’ingegnere Mehdi Jomaâ, il 29 gennaio 2014.

Tutti i maggiori analisti concordano nel sostenere che il lavoro attento e prezioso del quartetto ha permesso alla Tunisia di smorzare il conflitto tra islamisti e anti-islamisti che minacciava di far sprofondare il paese nel caos. Un processo di ricerca di soluzioni consensuali che ha infine portato, il 31 dicembre 2014, all’elezione del presidente Beji Caid Essebsi, politico e avvocato tunisino, capo del principale partito anti-islamista, Nidaa Tounès. Essebsi, sulla pagina facebook della presidenza, si è felicitato del riconoscimento, sottolineando l’importanza del modello tunisino nel mostrare la via d’uscita alle altre crisi regionali. Il presidente della Lega tunisina per i diritti umani, Abdessattar Ben Moussa, ha detto alla radio che questo premio “prova come il dialogo sia l’unica via per risolvere una crisi, e non le armi”. Il vero messaggio, per noi, è che la democrazia non si importa (o si esporta) ma si costruisce insieme, fianco a fianco, con un dialogo e un ascolto continui oltre che con attività costruttive e intelligenti di diplomazia parlamentare. E che, come una splendida fenice, risorge dalle sue ceneri e dal dolore. Una speranza, per il Mediterraneo, che l’himar’ (l’ odio), si trasformi in ‘hiwar’ (dialogo).

  • Alcune tappe importanti del Quartetto:

– 25 luglio 2013: Il Quartet (Ugtt, Utica, Onat, Ltdh), denuncia l’assassinio di Mohamed Brahmi e decide di sospendere il dialogo nazionale iniziato a maggio 2013;
– 30 luglio 2013: L’Ugtt propone lo di scioglimento del governo in carica e la scelta di una personalità indipendente incaricata di fornate un governo tecnico entro 7 giorni;
– 6 agosto 2013: Il Presidente dell’Assemblea nazionale costituente (Anc) Mustapha Ben Jaafar sospende i lavori della stessa fino all’apertura di un dialogo fra tutti gli attori;
– 22 agosto 2013: il Movimento Ennahdha accetta l’iniziativa dell’Ugt ossia lo scioglimento del governo di Ali Larayedh, la sua sostituzione con un governo di “competenze nazionali” e il mantenimento dell’Anc fino al 23 ottobre;
– 31 agosto 2013: i partiti all’opposizione sottopongono varie proposte al Quartetto;
– 4 settembre 2013: il Quartetto annuncia il fallimento dei negoziati con il Fronte di salvezza nazionale;
– 10 settembre 2013: il Quartetto presenta un piano (“feuille de route”) per il lancio della sua iniziativa che parte dalle dimissioni del governo e dalla ripresa dei lavori dell’Anc;
– 20 settembre 2013: Ennahdha aderisce all’iniziativa del Quartetto e comunica la sua disponibilità a iniziare il dialogo nazionale senza condizioni;
– 21 settembre 2013: il segretario generale de l’Ugtt ritiene che la risposta di Ennahdha sia rimasta ambigua sule dimissioni del governo nei tempi indicati;
– 26 settembre 2013: marce pacifiche in tutto il paese a sostegno del Quartetto;
– 28 settembre 2013: il Quartet annuncia l’adesione di Ennahdha alla sua iniziativa;
– 3 ottobre 2013: L’Ugtt annuncia l’inizio, sabato 5 ottobre 2013, del dialogo nazionale, al Palazzo dei Congressi di Tunisi.

 

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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