Cercare di fare un’analisi di questo panorama politico è abbastanza difficile, eppure è necessario per due motivi: primo, del tutto personale, voterò per la prima volta anche per il Senato, e tanti come me nati nel 1989; secondo, più generale, i nati nel nuovo millennio voteranno per la prima volta.
Ma nonostante ciò ho impiegato tempo per realizzare quello che sta succedendo. Oramai a qualche giorno dall’uscita ufficiale delle liste elettorali, se ne sono dette di ogni tipo: chi condanna questo o quello, chi apprezza quel gesto o un candidato. Tralasciando però le disamine ideologiche, ci sono dei dati oggettivi che ‘condannano’ apertamente se non tutti, sicuramente i maggiori schieramenti messi in campo. Cercare una qualsiasi logica elettorale è difficile leggendo alcuni nomi: si può partire dalle alleanze del Pd con Casini. Oppure si può parlare delle modalità con le quali il partito di centro sinistra ha praticamente cancellato le minoranze interne. Ma non è tutto: facendo un discorso ‘provinciale’, vedo campeggiare ancora quel cognome nella mia provincia tanto temuto, De Mita: è riuscito a entrare come candidatura. Non si tratta di Ciriaco, ma di Giuseppe, nipote prediletto dell’ex presidente del Consiglio, del quale lo zampino è evidente, come oramai evidente risulta essere la tendenza verso il centro di tutto il Partito Democratico.
Non che la storia possa dirsi diversa se si guarda a Liberi e Uguali: Pietro Grasso sembra essere stato messo lì come una figura che dovrebbe dare sicurezza di trasparenza, istituzionalità e, soprattutto, novità politica. Ma poi alle spalle sai che ci sono i vari Bersani e D’Alema, ed ecco che il sogno si infrange. Anni e anni di legislature alle spalle, anni e anni di politica e ancora a richiamare parole come ‘novità’. Passando agli altri schieramenti le cose non migliorano: ti puoi trovare Bossi bloccato a Varese, o gente come lo stesso Salvini, un giorno a favore dell’euro e ora fervido esponente per un ritorno al vecchio conio. E ho voluto volontariamente tralasciare alcune candidature del suo schieramento che dire discutibili è dir poco. Non posso non presentare, a chi vota per la prima volta, un personaggio che ha segnato 20 anni della mia (nostra) vita: Silvio Berlusconi. E con lui di nuovo in lizza candidati come Gasparri, Gelmini, Brambilla. Quasi a dover rimpiangere Razzi e i suoi viaggi in Corea.
Il partito che entrerà (sicuramente) in Parlamento, per concludere, sarà il Movimento 5 Stelle. Su di loro non mi pronuncio, ma avendo letto i nomi dei candidati, le loro idee e avendo seguito questo movimento dagli albori, posso dire una sola cosa: mi spaventa. Mi spaventa per la totale dogmaticità dei comandi di personaggi come Casaleggio e Grillo, mi spaventa per i contenuti assolutamente irrealizzabili, mi spaventa per le idee dei suoi appartenenti, da persone che non credono all’atterraggio sulla luna, a chi crede nelle sirene e pensa che il N.o.a.a. sia un’agenzia per tenerle nascoste, fino ad arrivare a chi pensa che i vaccini siano uno strumento per il controllo della popolazione. Senza tralasciare poi l’assoluta fede fondamentalista di molti suoi adepti, assolutamente estranei al confronto civile, soprattutto sui social. E’ questo quindi il panorama che si sta presentando ai neo elettori, ai quali va il mio pensiero in questo momento, a chi dovrebbe avvicinarsi per la prima volta alle urne, a chi vive nel pieno della rivoluzione tecnologica, del mondo iperconnesso. Avere invece la certezza di candidati che parlano di barriere, confini, razze, o ipocritamente di novità con alle spalle decenni di politica, mi fa cedere nel pensiero assolutamente negativo che, anche questa volta non perderà nessuno, con tipico costume italiano, ma a vincere, in assoluto, sarà uno solo: l’astensionismo.
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Jonatas Di Sabato
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