Da: Alberto Vita Finzi
Non è mia abitudine scrivere sui social nè di dare sfoggio di me pur consapevole di quanto la pubblicità sia l’anima del commercio. Sento comunque il dovere morale di prendere posizione a favore di ciò che è solita affermare il curatore d’arte Laura Rossi relativamente al mondo dell’arte e come questo sia spesso gestito da individui, cosiddetti critici, ma anche galleristi o comunque fabbricanti di artisti, venditori di parole e di illusioni. E’ noto a tutti, o quasi a tutti, come codesti artigiani lavorino: l’illusione di essere considerato un artista o quantomeno un buon pittore piace a tutti coloro che praticano questa attività. E’ risaputo, l’artista o chi si ritiene tale è spesso preda di una componente narcisistica non indifferente, non un sano narcisismo che spinge a proiettarsi in avanti, ma una debolezza che spesso rende schiavi. E’ proprio su questa debolezza che personaggi con pochi scrupoli, bravi illusionisti giocano le loro carte. E’ solo questione di prezzo! La grandezza di un neofita aspirante artista o anche di un vecchio mediocre praticante dell’arte è direttamente proporzionale all’esborso. Vuoi farti conoscere? Nessun problema! Mostre, cataloghi, articoli su quotidiani o anche riviste d’arte, basta pagare. Mi chiedo se esista un tariffario nazionale. Non hai un curriculum adeguato? Lo si costruisce. Vuoi una pagina su cataloghi anche importanti? Paga! Vuoi vedere le foto delle tue opere pubblicate? Paga! Pagando puoi persino esporre in America…Può succedere, probabilmente questa è la regola, perlomeno questa è la mia esperienza che qualcuno ti proponga di firmare ” un contrattino” dove ci si impegna a fare almeno due mostre all’anno per un certo periodo di anni. Ovviamente la presentazione delle mostre e la stesura dei relativi cataloghi sono appannaggio del personaggio con cui ti sei vincolato firmando il ” contrattino”, ovviamente previa adeguato pagamento che viene stabilito verbalmente all’atto del contratto. Può accadere che una volta arrivato, o credendo di essere arrivato l’artista costruito debba continuare a pagare per restare in auge e non cadere nel dimenticatoio. Nel migliore dei casi, nell’ipotesi in cui ci si affidi a qualche gallerista devi dipingere su commissione, che so tre nature morte, due vasi di fiori, dieci paesaggi, cinque informali rossi, due verdi e tre neri. Certo i guadagni per sopravvivere ci sono ma a quale prezzo? Chi scrive è un produttore, forse mi auguro, un ex produttore di ” paccottiglie”, un ex narcisista guarito ed ora disilluso. Siamo nel 1991 o giù di lì che a qualcuno viene l’idea di invitare ad una mia mostra il maestro Franco Farina, direttore della galleria d’arte moderna di Ferrara. In quell’epoca facevo del figurativo ,scimmiottando o credendo di scimmiottare Alberto Sughi. Di quei lavori non resta quasi più nulla, solo alcune tracce che conservo per me come ricordo di un passato poco brillante ( ho avuto il pudore di recuperare le tele e di ridipingendovi sopra). La critica come è intuibile fu inclemente, devastante, spietata tanto che per circa due anni non fui capace di guardare neppure una tela bianca, ma in compenso ho tanto riflettuto guardandomi dentro. E’ grazie a quella critica, che ferì il mio orgoglio ma guarì il mio narcisismo che ho trovato una mia dimensione pittorica. Non vidi più Farina quindi mai saprò cosa direbbe ora dei miei lavori, purtroppo è morto, ma a lui sarò sempre grato. L’augurio che rivolgo a tutti coloro che si dedicano alle pratiche artistiche è quello di incontrare tanti maestri Farina e nessun critico pennivendolo, nessun operatore del settore che sfrutti illudendo. Questo lo so, è solo utopia. Non c’è rancore, nè invidia come qualche meschino potrebbe pensare. Il mio è solo amore per l’arte, quella vera, così svilita in un mondo tanto corrotto che non risparmia nulla. Ho quasi settanta anni ed è finito il tempo della rabbia, è ora il tempo delle riflessioni, se vogliamo della denuncia.
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