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In media in Europa si sprecano il 16% degli alimenti. Lo dice lo studio ‘Lost water and nitrogen resources due to EU consumer food waste’ che ha analizzato i dati statistici provenienti da sei Stati membri Regno Unito, Paesi Bassi, Danimarca, Finlandia, Germania e Romania, dove modelli di consumo sono molto diversi a causa di differenti stili di vita e potere d’acquisto (per altri Stati non è stata possibile l’indagine a causa dei dati lacunosi). Per l’analisi sono stati considerati sia i rifiuti alimentari generati a livello familiare (principale) sia i rifiuti generati nel settore della ristorazione (per esempio, ristoranti, scuole). I dati evidenziano come gli europei sprechino una media di 123 kg pro capite all’anno di cibo: quasi l’80% (97 kg) di questi sarebbe evitabile in quanto commestibile. Un dato che si traduce in 47 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari evitabili ogni anno. Verdura, frutta e cereali sono sprecati più di altri gruppi alimentari in quanto tendono ad avere una durata più breve e sono spesso troppo acquistati.

A livello nazionale il tema è critico da molto tempo, anche se negli ultimi anni è fortemente cresciuta la consapevolezza dell’importanza della frazione organica in qualità di ammendante come indicato in questi numeri di sintesi:
• 3,5 mln di ton/anno di scarti organici trattati per la produzione di compost di qualità;
• 1,2 mln di ton/anno di compost di qualità prodotto;
• l’80% delle matrici trattate sono di derivazione urbana (scarti alimentari domestici, mercatali, da utenze collettive e scarti vegetali da manutenzione di parchi e giardini);
• la frazione organica dei rifiuti urbani rappresenta il ‘cuore del sistema’ in quegli ambiti territoriali dove, a partire dalla metà degli anni Novanta, è nata e si è nel tempo consolidata la raccolta differenziata;
• la partecipazione a programmi di raccolta differenziata della frazione organica di origine alimentare (definita come umido) interessa circa 20 milioni di abitanti;

Il miglior utilizzo del compost è come ammendante, utile al terreno e applicabile a tutti i comparti agricoli (pieno campo, orticoltura, frutticoltura, coltivazione in contenitore, ecc.) e, come tale, può venire commercializzato. La capacità ricettiva del comparto agricolo risulta essere notevolmente superiore alla capacità produttiva del settore; infatti la superficie agraria nazionale è pari a circa 16 milioni di ettari, della quale circa il 30% può essere prudenzialmente interessata all’applicazione di ammendanti compostati, in sostituzione dei tradizionali letami, difficilmente reperibili.
Il mercato potenziale nel comparto agricolo italiano risulta in espansione tendenziale sia perché il suolo agricolo abbisogna di reintegrare la sostanza organica per effetto della sua mineralizzazione, causata da fattori climatici sia perché la biomassa messa a disposizione dal comparto zootecnico risulta essere insufficiente in rapporto alla Superficie Agraria Utilizzata (S.A.U.) e la distribuzione degli insediamenti zootecnici è squilibrata rispetto alla collocazione delle aziende frutticole ed orticole.

La frazione organica è la componente principale del rifiuto solido urbano prodotto nella fase del consumo finale. Da un confronto di diverse analisi sulla composizione in peso dei rifiuti, l’organico rappresenta infatti circa il 30%, la plastica e gomma rappresentano circa il 13-15%, la carta e il cartone il 25-27%, il vetro il 5-7% e i metalli rappresentano il 3-5% dei rifiuti urbani. Sulla base di analisi condotte direttamente nella fase della raccolta, la parte organica, comprendente legno e verde, rappresenta dunque quasi un terzo del totale dei rifiuti urbani e varia in funzione della grandezza dei comuni (è minore nelle aree urbane e metropolitane, mentre è crescente al decrescere del numero di abitanti).

Anche Clara, che opera in comuni a densità abitativa contenuta, raccoglie quantitativi importanti di materiali organici. In particolare nel primo semestre 2017 sono state recuperate quasi 16mila tonnellate di rifiuti biodegradabili, tra rifiuti umidi di cucine e mense e scarti vegetali di parchi e giardini.
Clara nel suo sistema di controllo è tra le poche realtà che può ottenere un contabilità attendibile di quanto si raccoglie misurando il conferito con bidoni domiciliari. In prospettiva questi dati saranno la base per una migliore definizione dei sistemi di raccolta.
A cosa servono queste informazioni? Il settore della raccolta differenziata e del trattamento mediante compostaggio dei rifiuti organici sta evolvendo verso la produzione di materia (il compost di qualità) e di energia (biogas convertito o meno in energia elettrica/termica), ma che soprattutto sta incrementando la costruzione di impianti di digestione anaerobica (come pretrattamento per la produzione di biogas) e compostaggio (come fase di finissaggio per la produzione di fertilizzante organico).
Il compostaggio è una tecnica attraverso la quale viene controllato, accelerato e migliorato il processo naturale a cui va incontro qualsiasi sostanza organica per effetto della flora microbica naturalmente presente nell’ambiente. Si tratta di un “processo aerobico di decomposizione biologica della sostanza organica che avviene in condizioni controllate che permette di ottenere un prodotto biologicamente stabile in cui la componente organica presenta un elevato grado di evoluzione”; la ricchezza in humus, in flora microbica attiva e in microelementi fa del compost un ottimo prodotto, adatto ai più svariati impieghi agronomici, dal florovivaismo alle colture praticate in pieno campo. Il processo di compostaggio si compone in due fasi: bio-ossidazione (nella quale si ha l’igienizzazione della massa: è questa la fase attiva, caratterizzata da intensi processi di degradazione delle componenti organiche più facilmente degradabili); e maturazione, durante la quale il prodotto si stabilizza arricchendosi di molecole umiche (da Humus), caratterizzata da processi di trasformazione della sostanza organica.

Un accenno importante è opportuno sull’auto compostaggio domestico.
La natura riconsegna le sostanze organiche al ciclo della vita, riproducendoli in forma accelerata e controllata; con il compostaggio domestico in fondo si copia dalla natura il processo per creare il compost. Si tratta infatti di processo naturale per riciclare e ricavare buon terriccio dagli scarti organici della cucina e del giardino. Tutti lo possono fare; basta un giardino, anche piccolo. Chi ci ha provato sa bene quanti “rifiuti” verdi esso produca, soprattutto se è affiancato da un piccolo orto. Il compostaggio permette di utilizzare quei rifiuti organici che si producono in grande quantità e che possono diventare materie prime.
I contadini e gli ortolani lo sanno bene come si fa per produrre una discreta quantità di ottimo terriccio. L’opportuno stoccaggio e trattamento di rami, foglie, erba, avanzi di cibo, bucce di frutta e verdura, permette a batteri, microrganismi e piccoli insetti di cibarsene, di svilupparsi e di decomporre le sostanze organiche presenti nei nostri rifiuti; dopo alcuni mesi il materiale organico così trattato diventerà una massa di microrganismi e di sostanze nutritive, chiamato compost, simile all’humus che possiamo trovare nel sottobosco: un terreno soffice, ben aerato e ricco di minerali, ottimo per le nostre colture, ma anche per i nostri fiori in vaso.
Si possono compostare scarti di frutta e verdura e scarti vegetali di cucina, perché sono la base per un buon compost; inoltre pane raffermo, gusci d’uova e ossa, purché ridotti in piccoli pezzi; fondi di caffè e filtri del tè, foglie, segatura e paglia, perché per un buon compost é fondamentale la parte più secca dei rifiuti; sfalci d’erba possibilmente fatti seccare prima; bucce di agrumi, purché in quantità non eccessive (perché hanno tempi di decomposizione più lunghi); avanzi di carne, pesce e salumi, purché non in eccessive quantità. Insomma quasi tutto quello che esce dalla nostra tavola e dalla nostra cucina.
In alcune zone si sono anche create attività comuni di condominio o di zona, con risultati eccellenti.
Diverse statistiche indicano che ognuno di noi produce circa 90/100 kg di rifiuto organico all’anno mentre un orto di 100 mq ne produce circa 350 kg.
Per fortuna anche i migliori gestori hanno iniziato a incentivare questa attività (fornendo anche il contenitore) e su internet si trovano tanti interessanti manuali di come produrlo.
Clara è tra questi, e attribuisce tra loro a coloro che scelgono di smaltire tramite il compostaggio i propri rifiuti organici una riduzione del 35% della parte variabile della Tariffa. Per aderire volontariamente all’iniziativa è sufficiente possedere una compostiera, anche costruita artigianalmente, purché rispondente ai requisiti previsti dal regolamento oppure richiederla a Clara in comodato d’uso. Si dovrà poi compilare e firmare il modulo di adesione e farlo pervenire agli uffici Clara, anche via fax o email. Nei Comuni con Tariffa su Misura non viene riconosciuta una riduzione percentuale della quota variabile, ma il risparmio è comunque associato al minore o mancato utilizzo del bidoncino dell’umido e/o del bidone per il verde.

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Redazione di Periscopio



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