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di Loredana Bondi

Al direttore di Ferraraitalia
Invio questo mio ricordo di Radames Costa. Lo conoscevo molto bene e stamattina in quattro gatti siamo andati al funerale alla Certosa per la cremazione.  Se n’è parlato davvero poco di lui…qualche notizia degli ex sindaci e poco altro. E’ sicuramente stata una persona moralmente e intellettualmente onesta che ha ben governato la città di Ferrara  Le sarei grata se lo pubblicasse.

Proprio questa mattina, giorno di apertura della Fase 2 di questo terribile periodo di pandemia e di vero e proprio isolamento  fra le persone, abbiamo accompagnato Radames Costa nell’ultimo suo passaggio terreno.
Un rito molto intimo e addirittura ancor più ridotto numericamente di quanto indicato dalle stesse norme del periodo per queste cerimonie funebri. I familiari, qualche persona amica. Se devo dire la verità sono rimasta assai colpita da una così scarsa presenza, indecisa fra ritenere gli amici e compagni di Costa, del nostro ex sindaco, effettivamente condizionati dalle disposizioni, ovvero non a conoscenza della data della cerimonia, perché Radames Costa è stato una personalità, un uomo che merita ancor oggi la memoria dell’intera città, per la onestà  morale e intellettuale che ha contraddistinto la sua gestione della cosa pubblica per oltre un decennio,  come Sindaco e come amministratore provinciale e regionale.

Ho conosciuto Radames Costa molti anni fa perché vivevamo nello stesso Borgo, Col tempo ho avuto modo di conoscere più  da vicino i familiari  per diversi motivi, infine come giovane cittadina per conoscerne e valutarne l’attività politica.
Ho avuto modo di reincontrarlo qualche anno fa per la stesura del libro che ho scritto in collaborazione con la Regione Emilia Romagna sulla storia dei servizi educativi  rivolti all’infanzia dal dopoguerra ad oggi: i Nidi e le Scuole d’infanzia Comunali di Ferrara.

Soprattutto gli anni Settanta,  anni in cui era Sindaco Costa, abbiamo assistito alla nascita  e allo sviluppo dei servizi comunali  rivolti all’infanzia, in un  clima di grandi battaglie per richiedere e poi  vedere realizzati servizi  necessari per le famiglie e i loro figli, oltre che per  la vita dell’intera città. Si trattò di un reale convincimento di scelte  rispettose  dei diritti e della dignità della vita comunitaria e sociale. Ho dedicato alla sua opera di sindaco alcune pagine  della storia della scuola dell’infanzia e dei nidi di cui sostenne fortemente , non senza ostacoli ed opposizioni, la costruzione, la diffusione nei diversi  quartieri,  l’adeguata organizzazione e la qualità dell’offerta educativa ,il primo Regolamento per la gestione sociale delle scuole,  affinché tutti i cittadini contribuissero al benessere delle nuove generazioni.

Alla presentazione del libro non poteva mancare Costa, che invitai come protagonista delle scelte di quegli anni, ma dirò che dovetti insistere perché fosse presente, per la sua innata riservatezza e modestia. Fece anche un bellissimo intervento che ricordo, lasciò la sala affollata, in ascolto attento e ammirato per la chiarezza e profondità delle parole  che ricordavano il clima e le scelte fatte a suo tempo e fu lungamente applaudito.

Nonostante impegnata fortemente nel mondo della scuola, ho sempre nutrito interesse allo sviluppo della politica cittadina  e terminato il periodo di gestione diretta della città da parte di Costa con altre importanti persone che hanno fatto parte delle sue giunte, ho  seguito e condiviso la sua posizione critica rispetto al ” nuovo corso” della politica ferrarese e credo che la sua coerenza, la sua discrezione e riservatezza nascondessero contributi inespressi, ma profondamente sentiti, che molti non hanno saputo ascoltare e condividere e, forse, questo atteggiamento unitamente alle grandi “ mutazioni socio economiche e politiche ” hanno facilitato il declino di una politica  vissuta nella comune direzione di  benessere per tutti.
Condivido e richiamo  un ricordo che Fiorenzo Baratelli,  direttore dell’Istituto Gramsci di Ferrara,  ha scritto in questi giorni proprio su  Radames Costa:  “… sapeva che una delle cifre della serietà nella vita è capire che non si può essere uomini di tutte le stagioni, soprattutto quando queste presentano caratteri tanto diversi…”. Ebbene, credo che la città gli debba un sincero riconoscimento, anche perché coerentemente non fu uomo per tutte le stagioni.

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Redazione di Periscopio



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