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Sono in aeroporto, come sempre, troppo spesso ormai. Ho di fronte due signore russe, eleganti, truccate, profumate, sempre al telefono o impegnate a frugare nella loro costosissima borsetta. Una è bionda platinata, sicuramente tinta, e ora sta aprendo un campioncino di crema Chanel per spalmarne il morbido contenuto sulle mani curate dalle unghie laccate bianco avorio. L’altra ha i capelli rossastri, anch’essi tinti. Come molte altre donne intorno, pure lei parla a qualcuno dal suo nuovo iPhone luccicante. E anche lei, immancabilmente, inizia a cercare nella sua borsa marrone intrecciata una crema, un rossetto o un profumo, di quelli all’ultima moda.

Io le osservo e le descrivo. La scena si ripete spesso, io che viaggio, io che analizzo-rimugino-scrivo, loro che sono curate e orgogliose dello status acquisito. Tutto ciò proprio adesso che sto leggendo questo libro di Simone Perotti, Adesso Basta, che vi voglio commentare.
Eh sì perché, come molti manager pensanti, con un benessere stabile e raggiunto dopo anni di duro e intenso sacrificio, Simone ha riflettuto attentamente e profondamente e poi agito, quando ha compreso che il suo tempo non gli apparteneva più. Allora, come molti, aveva cercato di trovare spazi, sempre più ristretti, sempre più difficili da conquistare, fra una riunione e l’altra, fra un volo, una partenza e un ritorno, un decollo e un atterraggio, un treno e l’altro. Ma così non andava. Gli affetti erano lontani, gli amici pure, in nome di un benessere raggiunto per sé ma soprattutto per la propria famiglia, arrivati a un punto dove si guadagnava bene ma non si aveva il tempo per spendere, un tempo sempre più difficile da trovare, che non c’era mai per nessuno e per nulla.

Allora il nostro autore ha iniziato a pianificare, a ritagliare spazi e momenti per scrivere, per leggere, viaggiare, vedere mostre, visitare musei, andare dai propri cari. Ma con in testa un piano. Cambiare vita. La via per la libertà passa per la solitudine e gli uomini e le donne combattivi, come lui, non ne hanno paura, anzi la amano, non temono la scalata. Da soli si scoprono e s’imparano un sacco di cose, anch’io lo so da anni ormai. Con se stessi si fanno discorsi, ci si emoziona e poi si condivide. Conosci te stesso, Socrate prima di tutto, e così ci si prepara al cambiamento.
Chi mi starà osservando ora penserà che stia lavorando, scrivendo un rapporto sul mio iPad, quando in realtà sto volando lontano con la fantasia e molto in alto… Bisogna capire quale è il vero sogno, lavorare seriamente per realizzarlo, non improvvisare, pianificarlo bene. Da manager a manager. Altrimenti può diventare un’avventura senza senso e dalle conseguenze pericolose e imprevedibili. Bisogna capire cosa importa, cosa conta di più, a cosa possiamo rinunciare, provare piano piano a ridurre consumi e bisogni, trovare alternative a cose inutili e che non ci serviranno mai.

Con Simone, parliamo, dunque, del downshifting. Dobbiamo capire quanto consumiamo, fare un down grade del nostro stile di vita, si può vivere con meno, senza spreco e con più risparmio. E’ una ricerca di quello che conta, si deve arrivare a essere “liberi da” oltre che “liberi di”. Finora avevo riflettuto solo al secondo concetto di libertà. Quante volte non abbiamo trovato il tempo per gli amici, la famiglia, le persone amate, impegnati a correre dietro a riunioni, email, notizie, incontri inutili, chiacchiere che non hanno più alcun significato o valore.
Non conosciamo più il vero significato di otium alla latina, di uno spensierato perder tempo produttivo, il valore e l’importanza di passeggiare con il naso all’insù guardando solo il bello che ci sta intorno, di assaporare il gusto di stare con persone che ci scegliamo noi, in posti e tempi scelti solo da noi, di partire e tornare dove decidiamo noi.

Non è bello saper far giardinaggio ed essere capaci di coltivare un orto o di riparare un oggetto? Non siamo più capaci di alcun lavoro manuale, abbiamo perso il contatto con le cose e la terra, non siamo realmente autonomi. Mauro Corona l’ha spiegato bene ne La fine del mondo storto. Non siamo liberi. Ci servono davvero vestiti e scarpe costosi, sciarpe e foulard di seta, blackberry e telefoni cellulari, gadget, salette vip, punti mille miglia, cibi esotici che ti fanno solo venire il mal di pancia, taxi veloci, autisti e receptionist che non si comprendono perché spesso parlano un idioma del tutto sconosciuto? Ha forse un prezzo scambiare una parola nella tua lingua madre con un simpatico metronotte che t’indica una via, con un giornalaio sorridente che ti regala un inserto gratuito di un giornale che una signora ha lasciato lì perché non interessata? Non era meglio andare in libreria e gioire per il prezzo scontato di un libro tanto ricercato che faceva miracolosamente capolino da un grigio scaffale impolverato? Ora si hanno i soldi per tutti i libri che si desidera, questo sarebbe un duro prezzo da pagare, rinunciarvi, ma magari qualche casa editrice te li manda gratuitamente in cambio di una recensione….

Se mi piace scrivere, pensava Simone, magari posso farlo diventare il mio pane quotidiano anche così. Ci hanno sempre indicato la via del dovere mai quella del piacere, ricorda. Il si fa e il non si fa, il si dice e il non si dice, il non sta bene. Non siamo più avvezzi al risparmio, a quello vero, non a un tirare la cinghia a ogni costo ma a una semplice idea di spendere meno e meglio. Si tratta ora di riflettere alle proprie passioni, a come realizzarle, preparandosi seriamente, avendo sempre di fronte le responsabilità verso se stessi e gli altri. Alcuni altri, ovviamente, siamo selettivi! Simone ci ha messo quasi dieci anni, investendo solo su di sé, studiando, tornando a scuola, capendo cosa voler fare per davvero, con una vera ricerca progettuale che chi ha fatto il manager come lui può riuscire a realizzare.

Era un ragazzo giovane in ascesa professionale, ben pagato, ora è uno skipper soddisfatto e uno scrittore di successo. Se era riuscito a fare carriera, a superare tante difficoltà, a varcare oceani, magari anche deserti e foreste, perché non doveva riuscire a portare avanti il suo sogno di sempre? Non gli erano mai mancati forza di volontà, impegno, assiduità, voglia di fare e arrivare. Perché doveva fallire proprio ora? La scelta doveva, certamente, essere consapevole, chiara, serena, voluta, meditata, pensata, progettata. Partendo dalla solitudine, spesso necessaria, il percorso è stato sicuramente difficoltoso e impegnativo, ma valeva la pena provare a impostarlo, non come una fuga, ma con una visione…. Perché per un vero viaggio di scoperta non occorrono posti nuovi ma occhi nuovi, avrebbe scritto Marcel Proust. Come non essere d’accordo…

[In libreria]
Simone Perotti, Adesso basta. Lasciare il lavoro e cambiare vita. Filosofia e strategia di chi ce l’ha fatta, Chiarelettere

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.


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