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Riccardo Roversi, sereno
post-futurismo

Articolo pubblicato il 8 Novembre 2014, Scritto da Roby Guerra

Tempo di lettura: 3 minuti


Fra le nuove generazioni poetiche, storicamente parlando dal/del duemila, parallelamente a sterili imitazioni del passato sempre care ai letterati italiani, è possibile osservare almeno due direzioni innovative (a livello, ora, ovviamente succintissimo). L’una, erede del futurismo e delle avanguardie, continua a sperimentare e scoprire il nuovo, tra “poesia totale” (Adriano Spatola) e neoavanguardia (Paolo Ruffilli); l’altra pur attraversando tale tradizione del nuovo, viene anche da un altro moderno, tra simbolismo ed ermetismo, inventando la nuova bellezza con sguardi forse meno eretici ma più sereni. Fra i nuovi poeti, Riccardo Roversi opta probabilmente per quest’ultimo gioco poetico, come traspare nelle opere finora pubblicate. In “Serenezze”, “Nonostante” e “Proesie”, i versi e le parole sono combinate ed elaborate con mano leggera ma persuasiva, la poesia come Farfalla intelligente in volo libero… La poesia di Roversi nasce dal linguaggio, ma è un al di là, innesta nel simbolo le varianti e le possibilità dell’anima umana, vaghe ma al passo coi tempi, illuminate; nello stesso tempo l’autore miscela la parola nella bellezza, senza eccessi appunto linguistici, distante dall’intellettualismo di certa poesia italiana. Nell’ultimo, Roversi incontra il futurismo della parola che si abbandona alla sperimentazione, come in “Nonostante”, quando il paesaggio in primo piano evoca la “Padania” di Corrado Govoni o lo stesso Paolo Buzzi, forse il più classicheggiante dei poeti futuristi, dove Roversi in “Serenezze” e “Proesie” insiste felicemente sul verso prezioso e musicale. Tale non frequente alchimia tra sperimentazione e nuovo classicismo elettronico è poi consapevolmente emersa nelle opere successive, ovvero in “Trappola Minimale”, soprattutto con il canovaccio poetico-teatrale di “Periplo di Millennio” (Este Edition, 1999), più volte messo in scena a Ferrara e altrove con la regista parigina Alexandra Dadier: quest’ultimo percorso, appare più prossimo al Teatro d’avanguardia e alla Poesia sperimentale, tra surrealismo e teatro dell’assurdo remixati in chiave postmoderna.
Un postmoderno, peraltro già post anch’esso, poiché – per così dire – di stile europeo o persino neorinascimentale, come nell’umanesimo italiano fiorentino, come trend successivo chiarissimo anche nel Roversi critico letterario (‘segnalato’ anche nel libro manifesto “Nuova Oggettività” a cura di Sandro Giovannini), o (tra le numerose opere più recenti, tra letteratura, guide su Ferrara e monografie ecologiche) in “Canzoni Scordate” (Este Edition, 2011). Parole e segni oltre l’esperimento artistico, verso – ora – un’avanguardia virtuosa evidenziata anche da chi scrive in “Futurismo per la Nuova Umanità” (Armando editore, 2012). Recentemente, Riccardo Roversi (come si sa anche giornalista del Resto del Carlino Ferrara e editore), già noto per un antologico volume sulla parola ferrarese contemporanea (“Percorsi Letterari Ferraresi, Liberty House), ha dato alle stampe una esemplare ricognizione sulla letteratura estense dal Rinascimento a oggi: 50 letterati ferraresi, da Celio Calcagnini e Pietro Bembo a Corrado Govoni e Giorgio Bassani, etc., recuperando anche parecchie figure del passato di grande stoffa letteraria perdute o quasi nella memoria attuale. E con la casa editrice Este Edition ha curato una recente rassegna di gran spessore nazionale “Autori a Corte”, con ospiti i vari Achille Occhetto, Roberto Pazzi e Marcello Simoni. Ha collaborato e collabora con numerose riviste: tra esse Roma Futurismo Oggi e Teatro.it (Portale del Teatro Italiano), Ferraraitalia ecc.

da Roby Guerra “Dizionario della letteratura ferrarese contemporanea”, Este Edition, La Carmelina ebook, 2012

Per saperne di più di Riccardo Roversi visita il suo sito [vedi] e quello di Este Edition [vedi].

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Roby Guerra



Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani