Replica di Rafaella Sensoli alle affermazioni del direttore generale del Sant’Anna Tiziano Carradori pubblicate oggi dal Resto del Carlino
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da: Ufficio Stampa M5S Emilia-Romagna
Rafaella Sensoli, consigliera regionale del M5S e vicepresidente della Commissione Sanità, replica alle affermazioni del direttore generale del Sant’Anna, Tiziano Carradori, pubblicate oggi dal Resto del Carlino: II direttore generale dott. Carrodori è remunerato non per curare la sua immagine pubblica, ma bensì per svolgere al meglio il suo incarico. Non riteniamo che rientri tra i suoi compiti, quindi, rivolgersi ad un consigliere regionale con tono da professore. I consiglieri regionali nello svolgimento del loro mandato propongono soluzioni e mettono in evidenza situazioni che accadono all’interno dell’organizzazione regionale, di cui la sanità fa parte. Non si chiede nulla al singolo direttore generale, ma si interroga la Giunta regionale. Il tema della presenza dei soliti noti al vertice delle aziende sanitarie è ormai noto a tutti, come è noto che i nomi che ricorrono in queste nomine sono sempre gli stessi. Se una figura di vertice è sottoposta ad un procedimento giudiziario, che si auspica si concluda con l’assoluzione, non dovrebbe assolvere a funzioni analoghe a quelle per cui è oggetto all’interno del procedimento giudiziario. Nella nostra interrogazione, in cui il dott. Carradori si sente rappresentato, chiedevamo, con il massimo delle garanzie e con fare costruttivo, se la Giunta regionale non ritenga opportuno valutare di sospendere o in alternativa trasferire temporaneamente (qualora sia possibile in base alla normativa vigente) i dirigenti di vertice oggetto procedimenti giudiziari ad altro incarico per incompatibilità ambientale, tenuto conto che la loro permanenza in incarichi di rappresentanza nuoce al prestigio delle strutture sanitarie, senza dare valenza disciplinare al trasferimento. Quando si parla di dirigenza di vertice ci arrivano risposte tramite la stampa che fanno sorgere il dubbio che sia tornato in auge il reato di lesa maestà.
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